La repressione del dissenso entra a Livorno.

Il clima politico in città e' cambiato.

Le cariche di Venerdì sera e quelle a freddo di sabato pomeriggio in piazza Cavour sono il preciso segnale politico che il clima e' cambiato e che si apre una nuova fase in città dove il confronto seppur aspro e aperto e la tolleranza verso il dissenso alle logiche del potere istituzionale non saranno più tollerati.  Livorno deve essere omologato alla logica nazionale. Non esistono isole "felici" di tolleranza. Che esse siano opposizioni a mega inceneritori, rigassificatori  o la difesa del posto di lavoro.

La repressione sarà il nuovo fattore da considerare ogni qualvolta i cittadini, i lavoratori e i giovani vorranno organizzarsi ed opporsi alle logiche del profitto dei poteri forti che vogliono trasformare questa città e questo territorio.
Se gli "apparati" continueranno in questa logica che rientra nelle direttive del governo Monti che ha tutto l' intento a risolvere i "problemi politici" con la repressione etichettandoli come "problemi di ordine pubblico" , avranno la responsabilità di avere contro un intera città.
Valutino attentamente questo aspetto anche quelle forze politiche che sono al governo nelle istituzioni locali.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime  la solidarietà a chi è stato brutalmente malmenato in questi giorni durante le cariche della polizia e sarà presente alle iniziative in città per difendere insieme ai cittadini e ai lavoratori il dissenso ed esprimere la rabbia contro chi ha usato contro i manifestanti la violenza come messaggio politico.

Partito Comunista dei Lavoratori - Toscana

01/08/12 Cortona - Giuseppe Mazzoli (PCL Arezzo) contesta il Ministro Fornero


La risposta di Giuseppe Mazzoli alle falsità apparse sugli organi di stampa dopo la contestazione:
A proposito di quanto apparso sulla stampa nazionale e locale sulle contestazioni al ministro Fornero nel corso della conferenza sul lavoro svoltasi a Cortona.
Molte inesattezze abbiamo riscontrato , sia nel raccontare lo svolgersi degli avvenimenti , sia nel riportare i contenuti delle contestazioni variamente espressi dai presenti . Su alcune di queste inesattezze si può sorvolare vista la loro scarsa importanza .
Su altre no.
Nessuno tra le forze presenti (c'erano anche militanti di Fiom , CGIL e del Partito Comunista dei Lavoratori) ha utilizzato termini o slogan sessisti : i contenuti delle contestazioni riguardavano casomai le scelte politiche (politiche, e non tecniche) del governo Monti e del ministro Fornero in particolare.  Infatti la sua decisione di venire a parlare con i manifestanti è avvenuta dopo che gli abbiamo gridato "servi delle Banche".
Decidere infatti di investire grandi risorse economiche negli armamenti piuttosto che nella sanita e nella scuola o nella crescita reale non è scelta puramente tecnica. decidere di penalizzare i ceti più deboli e impoverire il lavoro dipendente piuttosto che colpire i privilegiati non è scelta puramente tecnica .
Pertanto l'atteggiamento vittimista di Fornero , che continua a lamentarsi, forse perchè adusa a simili atteggiamenti negli ambienti in cui si muove abitualmente, di essere stata attaccata "in quanto donna " non aveva in quella sede alcun riscontro con la realtà oggettiva, è una vera menzogna.
I manifestanti hanno rivendicato pacificamente il diritto ad esprimere il dissenso verso le scelte del governo,nonostante alcuni esponenti delle forze dell'ordine tentassero di zittirli.
E' vero , il ministro ha chiesto di "parlare" con chi la contestava, ma in realtà non ha dato risposte , tanto meno convincenti, su nessuno dei punti che le venivano contestati:ha eluso le domande , si è limitata a sbuffare alle critiche sugli investimenti militari, si è limitata a far riferimento alle sue origini operaie (?)
a proposito della riforma del lavoro ...non riuscendo proprio a convincere nessuno nè sulla neutralità tecnica nè sulla buonafede sua e del suo governo.
E voglio sottolineare che nessuno tra quanti l'ascoltavano, men che meno il sottoscritto, ha mai nutrito la benchè minima illusione sulla disponibilità di Fornero ad ascoltare le ragioni dei lavoratori, dei disoccupati, dei tartassati: le azioni e le scelte che il governo ha fatto e contiunua a fare ne sono la dimostrazione più evidente.

Cordilai saluti e buon lavoro

Mazzoli Giuseppe
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

L' ILVA DEVE ESSERE AUTOGESTITA DAI LAVORATORI

 L' ILVA deve essere nazionalizzata sotto il controllo operaio.

I lavoratori devono essere impiegati per il risanamento del territorio.
Ma nessun posto di lavoro deve essere toccato. A costo di occupare l' area ILVA.

E' LA BARBARIE DEL CAPITALISMO LA CAUSA.

I cittadini di Taranto, indotto compreso sono i lavoratori dell' ILVA.
Se dopo aver subito i danni subiti sulla loro stessa carne con i veleni del disastro ambientale,devono anche subire la fame provocata dalla crisi  del capitalismo stesso e dalla chiusura degli impianti, la barbarie verrebbe moltiplicata all' ennesima potenza.
C' è solo una via: l' autogestione da parte dei lavoratori della fabbrica.
Bonifica ambientale e riconversione su controllo operaio anche con l' occupazione.
Sequestro e nazionalizzazione dell' azienda della morte.



Ruggero Rognoni
Partito Comunista dei Lavoratori
Toscana

PER UN PROGRAMMA DI RIVOLUZIONE, NELLE LOTTE E ALLE ELEZIONI

“Fare Syriza anche in Italia” è diventato formalmente  il coro polifonico che va da Sinistra Critica agli innamorati delusi della prima ora del governo Monti (Marco Revelli), passando per la FDS e persino per SEL. Naturalmente la stessa evocazione maschera spesso significati diversi . E nella maggior parte dei casi il richiamo a Syriza allude a intenti e proposte che stanno in realtà ben più “a destra” di Syriza.  C'è chi evoca la “minaccia” di Syriza per provare a negoziare al meglio la ricomposizione col PD ( SEL e buona parte della FDS); chi invoca Syriza per proporre il “blocco progressista” con la IDV populista e una parte dei sindaci del centrosinistra, dopo essere stato scaricato (nazionalmente) dal PD ( PRC); chi vede in Syriza la forma finalmente scoperta della “sintesi” tra “sociale e politico” ( da versanti diversi Alba e una parte di Sinistra critica), o più semplicemente un marchio elettorale “antipartito” competitivo col grillismo.   E' bene allora approfondire innanzitutto la realtà di Syriza, al di là del suo mito. Per poi tornare al confronto interno alla sinistra italiana.   Lo sfondamento elettorale di Syriza non è dovuto al suo programma in quanto tale o alla sua forma federativa, ma all'ascesa straordinaria negli ultimi anni del movimento di massa in Grecia a fronte della catastrofe sociale . In Italia la crisi del movimento di massa ( e la subalterneità delle sinistre al PD) ha spianato la strada al grillismo. In Grecia l'ascesa prolungata di massa ha usato Syriza come proprio canale di espressione : contro tutti i partiti dominanti, compromessi direttamente nella rapina, e a fronte di un KKE stalinista arcisettario vocato a una politica di divisione del movimento in funzione della propria autoconservazione d'apparato. Così una formazione che sino a due anni fa era a rischio di estinzione è stata sospinta sulla cresta dell'onda da una brusca svolta della lotta di classe.   Ma  il programma di Syriza corrisponde alla gravità abissale della catastrofe greca e alla crisi drammatica  dell'Unione Europea? Questo è il punto. Syriza certo respinge il memorandum della Troika e per questo ha  raccolto il voto della rivolta. Ma parallelamente il suo gruppo dirigente difende l'Unione Europea; rivendica il principio della “rinegoziazione del debito” verso le banche, contro la sua abolizione; propone il “controllo pubblico” sulle banche private (come il Front de Gauche),contro la loro nazionalizzazione senza indennizzo; difende persino l'appartenenza della Grecia alla Nato. Insomma: nel mentre raccoglie elettoralmente il vento della ribellione, Syriza si sforza ( invano) di rassicurare le classi dirigenti nazionali ed europee circa la propria volontà di rispetto delle compatibilità strutturali di sistema; e questo proprio nel momento storico in cui tutte le esigenze sociali del popolo greco sono incompatibili col sistema capitalista. Questa è la contraddizione di fondo che l'ascesa di Syriza trascina con sé , e che i comunisti rivoluzionari greci ( EEK) -legati al PCL- incalzano e incalzeranno nella comune azione di massa: fuori dal settarismo stalinista del KKE, ma contro ogni adattamento a una nuova socialdemocrazia di sinistra.   Tutto questo ripone coi piedi per terra il confronto interno alla sinistra italiana: che deve partire dall'analisi della svolta d'epoca che ci attraversa, non dalle elezioni del 2013 o dalla mitologia di Syriza.   Guardiamo in faccia la realtà. La Grecia è la metafora dell'Europa. Non siamo di fronte alla crisi del “modello liberista”. Siamo di fronte al fallimento del capitalismo, e alle sue ricadute sociali devastanti. Tutti i miti alimentati per anni dai gruppi dirigenti del riformismo italiano ( Jospin, Prodi, Zapatero..) sono stati spazzati via dalla realtà. Non vi sono compromessi riformatori all'orizzonte. Non vi sono borghesie “buone” e democratiche con cui realizzare “equilibri più avanzati”. Non vi è una possibile “Europa sociale e democratica” dentro la camicia di forza dell'Unione Europea e del capitalismo europeo. Continuare a vagheggiare queste illusioni utopiche significa nel migliore dei casi disarmare l'alternativa e le stesse lotte di resistenza sociale; nel peggiore predisporsi a nuove corresponsabilità di governo contro i lavoratori. La verità è che il capitalismo non ha più nulla da dare ma solo da togliere agli sfruttati, chiunque governi; che l'Unione Europea si regge sul patto ( faticoso) di mutuo soccorso tra le banche e i loro governi di ogni colore, pagato dalla distruzione progressiva di ogni conquista sociale; e che solo una rottura anticapitalistica e rivoluzionaria può liberare una svolta per i lavoratori e le masse oppresse. Di fatto, governi dei lavoratori e  Stati Uniti Socialisti d'Europa sono l'unica prospettiva storica di progresso per il vecchio continente.   Certo, le grandi masse non hanno consapevolezza di questa verità e spesso anzi registrano un arretramento profondo della propria coscienza politica. Ma il dovere dei comunisti è di elevare la coscienza al livello della verità, non di rimuovere la verità per adattarsi alla coscienza data. O addirittura per nutrirla di nuove illusioni. Anche perchè la profondità della crisi capitalistica europea delinea un bivio drammatico di prospettiva: lo sviluppo di una massa critica di populismo reazionario in Europa senza precedenti nel dopoguerra, ci dice che   una mancata soluzione anticapitalista della crisi sociale può liberare i più cupi fantasmi del passato. Rivoluzione o reazione, questo in definitiva è il futuro dell'Europa.   E allora l'interrogativo che ci riguarda è d'obbligo: possiamo costruire una sinistra rivoluzionaria, che sia all'altezza di un livello di scontro storicamente nuovo? Possiamo confrontarci su come realizzare una svolta unitaria del movimento operaio italiano, delle sue forme di lotta, delle sue forme di organizzazione, dei suoi programmi, che sia tanto radicale quanto radicale è l'aggressione al lavoro e la crisi del capitale?  Possiamo confrontarci su come connettere ogni lotta ( sociale, ambientale, antirazzista, anticlericale) alla prospettiva della rivoluzione sociale e di un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa alla crisi del capitalismo italiano, della seconde Repubblica, della U. E.?   Caro compagno Ferrero: se la proposta più “radicale” oggi in campo a sinistra- magari nel nome improprio di Syriza- resta quella di un blocco con la IDV di Di Pietro e Orlando, che vota il pareggio di bilancio in Costituzione e sostiene il reato di immigrazione clandestina, il messaggio non è incoraggiante. Tanto più se parallelamente si continua a restare nelle giunte locali a braccetto col PD e magari con la UDC ( come in Liguria) tagliando ospedali e massimizzando l' IMU.   
Lo spazio del doppio binario tra parole e cose, tra poesia e prosa, si è chiuso. Il PCL è disponibile incondizionatamente, come sempre, alla massima unità d'azione nelle lotte contro governo e padroni. Ma non a sacrificare il  programma anticapitalista del governo dei lavoratori e la sua libera presentazione di massa: in primo luogo nelle mobilitazioni, e di riflesso alle elezioni.

MARCO FERRANDO

ENNESIMO SUICIDIO NEL CARCERE DI SOLLICCIANO

E’ di ieri la notizia che nel carcere fiorentino di Sollicciano si è impiccato un detenuto. E’ il secondo suicidio dall’inizio dell’anno (più altri due “suicidi” avvenuti nelle stanze della questura di Firenze) in un carcere che ormai sta scoppiando per il sovraffollamento. Attualmente nel carcere di Firenze sono detenute 1000 persone a fronte di una capienza di circa 400. Detenuti che vivono quindi in condizioni disumane, in celle in cui non esiste neanche lo spazio minimo vitale figuriamoci altre cose che dovrebbero essere ovvie per tutti gli esseri umani come il diritto ad un minimo di privacy, il diritto ad una vita digitosa ecc. Ma qui non vogliamo criticare il carcere solo da un punto di vista umanitario (doveroso ma non sufficiente farlo) ma ne vogliamo mettere in discussione la funzione repressiva di questa istituzione fondamentale per il funzionamento della società borghese. Il carcere in Italia, come in tutti i paesi a capitalismo avanzato, ha sempre avuto la funzione di punire coloro che si ribellano e non si adeguano alle regole imposte dal sistema, nei carceri italiani se andiamo a analizzare la composizione sociale dei detenuti vedremo in maniera chiara che la stragrande maggioranza è costituita da proletari, soprattutto immigrati, e sottoproletari. I banditi che governano questo paese sono tutti tranquillamente a piede libero, banchieri strozzini che hanno raggirato migliaia di piccoli risparmiatori, tangentisti incalliti, stragisti fascisti, mafiosi vari, continuano imperterriti nei loro loschi affari senza aver provato neanche un giorno di prigione, e per quei pochi per cui lo stato non ha potuto farne a meno il trattamento riservato non è stato quello che tocca ai comuni mortali ma un trattamento di favore. In galera, ancora di più che fuori, la classe sociale di appartenenza conta molto. Nel ribadire la nostra lotta per una società diversa dove istituzioni come il carcere dovranno sparire il Partito Comunista dei Lavoratori di Firenze esprime la propria solidarietà ai detenuti del carcere di Sollicciano e si dichiara disponibile da subito ad appoggiare eventuali iniziative di lotta volte a migliorare la condizione carceraria. 

PCL Firenze

NO ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA CITTA’ RIPRENDIAMOCI LE PIAZZE

La giunta Renzi, come ormai da abitudine negli ultimi 2 anni, con l’avvento della bella stagione, scaglia vigili e poliziotti in operazioni di rastrellamento nelle principali piazze del centro di Firenze. Il motivo ufficiale di queste operazioni di polizia è la lotta contro il degrado. Per Renzi, il sindaco che la destra ci invidia, il degrado è costituito dalle centinaia di persone che la sera, dopo aver lavorato per stipendi da fame o studiato in scuole e università sempre più care, decidono di ritrovarsi in una piazza della città (Sant’Ambrogio, Santa Croce, ecc) , per parlare e socializzare al di fuori dei circuiti commerciali dei noti locali fiorentini. Magari comprando una birra in uno dei tanti minimarket aperti da immigrati che hanno ridato un po’ di vita ad un centro storico ormai da anni vetrina per turisti dalle tasche gonfie di soldi, o magari mangiando un kebab seduti sui gradini della piazza anziché in un ristorante dove ti chiedono fino a 10 euro per un pizza. Queste operazioni di polizia che si sono svolte tra la fine di aprile e l’inizio di maggio hanno visto la partecipazione di decine di agenti che arrivano nelle piazze in stile retata, circondando tutto e chiudendo le uscite, perquisendo tutti i presenti e chiedendo i documenti, supportati anche dalle unità cinofile. Scene che ricordano le dittature sudamericane degli anni ’70 e che devono svegliare la coscienza di una città sempre più assopita da un governo cittadino che ormai ha scavalcato a destra le peggiori giunte d’Italia. Queste operazioni su vasta scala hanno portato in più giorni al sequestro di 3 grammi di hashish e alla denuncia di 4 ragazzi per possesso di droghe leggere con l’unico risultato di rovinare la vita a dei giovani con denunce penali e multe salatissime per non aver fatto niente, e il ritrovamento di altri 1,5 grammi rinvenuti dai cani antidroga in un vaso in piazza Sant’Ambrogio, all’emissione di alcune multe nei confronti di minimarket per aver venduto delle bottiglie di birra (!) dopo le 22, orario in cui a Firenze scatta il coprifuoco. Questo è il degrado che la giunta fiorentina combatte. Mentre si tappa gli occhi, e tenta di tapparli anche ai fiorentini grazie all’uso spregiudicato di una stampa serva dei poteri forti, davanti al vero degrado che negli ultimi 20 anni ha distrutto la città. Affitti al nero a 250 euro a posto letto e case sfitte per mantenere alto il prezzo degli affitti, bar e ristoranti che sfruttano i lavoratori (soprattutto giovani e studenti fuori sede) facendoli lavorare al nero per pochi euro all’ora, cantieri edili con lavoratori al nero nel totale disprezzo di ogni regola sulla sicurezza, bar e ristoranti che praticano prezzi da rapina, commercianti che vendono merci che valgono diversi stipendi di un lavoratore dipendente. Firenze è la città degli sgomberi, la città dove si negano spazi sociali per costruire appartamenti lussuosi, la città dove viene svenduto il patrimonio immobiliare pubblico ai privati a prezzi da saldo. Firenze è anche la città dove dopo l’omicidio di Samb Modou e Diop Mor ad opera di un militante di Casapound il sindaco prende le difese dei fascisti garantendogli l’apertura di una sede. Firenze è la città dove negli ultimi 3 mesi sono morti 2 immigrati in circostanze misteriose nelle stanze della questura. Firenze è la città dove alcuni sbirri giocano ai guerrieri della notte andando a caccia di immigrati per pestarli a sangue. Questa è la città vetrina che vuole il sindaco Renzi e il PD. Noi abbiamo una idea opposta di come dovrebbe essere Firenze e pertanto invitiamo i giovani, gli studenti, i precari, i lavoratori tutti a ribellarsi a questi soprusi ed a riappropriarsi della città a partire dalle piazze del centro storico.

BASTA PROIBIZIONISMO, BASTA STATO DI POLIZIA, BASTA NEOFASCISMO RAZZISTA, E' L'ORA DELLA RESISTENZA!!!

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI CELLULA STUDENTESCA FIRENZE

LIVORNO 23 MARZO: ASSEMBLEA SU MARXISMO ED ECOLOGIA

LIVORNO 23 MARZO: ASSEMBLEA SU MARXISMO ED ECOLOGIA
PRESENTAZIONE DEL LIBRO:

LAVORO ED ENERGIA L' ATTO DI NASCITA DELL'ECONOMIA ECOLOGICA
DI DANTE LEPORE E TIZIANO BAGAROLO ( con scritti inediti di Carl Marx )

ORE 21,00 SALA  COMUNALE  CIRCOSCRIZIONE 4

INTERVERRANNO: 
DANTE LEPORE SCRITTORE SAGGISTA 
TIZIANA MANTOVANI DIREZIONE NAZIONALE DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

ORGANIZZA IL PC Lavoratori sezione Livorno

Con il Centro Popolare Autogestito contro la giunta del democristiano Renzi



La giunta Renzi, il sindaco che la destra ci invidia, continua imperterrita nella sua politica reazionaria di svendere ai privati il patrimonio immobiliare pubblico. E' di questi giorni la notizia di altri immobili pubblici "in disuso" da mettere all'asta per vendere alle grandi compagnie immobiliari. Negli immobili posti in vendita c'è anche la ex scuola di via Villamagna, attuale sede del CPA Firenze Sud che ci pare tutto fuorchè un immobile in disuso. Il Cpa, occupato da oltre dieci anni, è uno dei principali centri di aggregazione per giovani e meno giovani di tutta la città, al CPA si svolgono attività culturali, ricreative e politiche aperte a tutti. Dopo lo sgombero della storica occupazione di via de' Conciatori, gli sgomberi contro gli occupanti del Movimento di Lotta per la Casa, adesso il sindaco Renzi ci prova con il CPA Firenze Sud. Questa ennesima provocazione del sindaco contro tutto il movimento fiorentino deve vedere una risposta adeguata da parte di tutta quella parte della città che in questi ultimi tempi ha dato vita alle mobilitazioni contro il razzismo dopo l'uccisione di Samb Modou e Diop Mor, contro il fascismo di Casaggi e Casapound, contro le grandi opere inutili come la TAV, quella parte di Firenze che non si è arresa alla logica reazionaria ed antipopolare del Partito Democratico e della giunta Renzi. 
Noi pensiamo che per riqualificare (termine che viene usato spesso da Renzi quando si tratta di svendere o regalare patrimonio pubblico ai privati) Firenze ci sia un solo modo possibile, cacciare la giunta Renzi e portare avanti una opposizione frontale ai poteri forti di questa città (PD, banche, massoneria, speculatori vari) che non sono altro che quelli che in questi ultimi mesi stanno portando avanti, su scala nazionale con il governo dei banchieri presieduto da Monti ed appoggiato dal PD-PDL, un attacco senza precedenti alle condizioni di vita dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, degli immigrati
Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime solidarietà incondizionata e pieno appoggio a tutte le iniziative che i compagni e le compagne del CPA intenderanno portare avanti per fermare questo progetto infame.

Il CPA non si tocca, lo difenderemo con la lotta!!
Giunta di destra, giunta di sinistra, chi sgombera gli spazi è sempre un fascista!!

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione Olga Valdambrini - Firenze

BASTA IPOCRISIA. OPPOSIZIONE APERTA A NAPOLITANO



Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è oggi il principale sostegno del governo Monti, governo della Confindustria e delle banche. É un fatto incontestabile.

Napolitano investe pubblicamente il “prestigio” della propria immagine pubblica per garantire a Monti il consenso d'opinione necessario a gestire le peggiori operazioni antioperaie e antipopolari. Quanto più tali operazioni sono impopolari, o virtualmente tali, tanto più Napolitano fa irruzione diretta sullo scenario politico per sponsorizzarle in prima persona.

Così è stato in occasione della distruzione delle pensioni d'anzianità. Così è oggi a fronte dell'attacco all'articolo 18 o della gestione del progetto TAV. In ogni passaggio cruciale la Presidenza della Repubblica offre il petto a difesa del governo contro l'opposizione sociale ( o il rischio che si produca). Di più: Napolitano incoraggia pubblicamente il governo a procedere contro i lavoratori e le resistenze sociali; chiede pubblicamente alla CGIL fedeltà incondizionata al governo e alla concertazione dei sacrifici; delegittima pubblicamente ogni movimento di opposizione di massa al governo, come i No TAV. Con un tasso alto di doppiezza: lo stesso Presidente che interviene da primo attore nel sostenere le ragioni della Fiat e delle banche, italiane ed europee, rifiuta persino l'ascolto dei sindaci della Val di Susa perchè la questione non sarebbe ”di sua competenza”. Salvo rivendicare parallelamente la propria.. “competenza” nel chiedere ai No TAV la resa incondizionata. Quanta ipocrisia!

Come PCL, non siamo meravigliati del ruolo della Presidenza della Repubblica, non avendo mai creduto a differenza di tutte le altre sinistre, alla “neutralità” di un istituzione borghese.
Men che meno siamo meravigliati del ruolo specifico di Giorgio Napolitano, figlio legittimo di una storia politica che l'ha sempre contrapposto ai proletari: nella veste di dirigente stalinista contro la rivoluzione degli operai ungheresi nel 1956; nella veste di attivo sostenitore della politica berlingueriana di compromesso storico e di austerità antioperaia negli ultimi anni 70; nella veste di dirigente migliorista filocraxiano del PCI degli anni 80 a sostegno dei licenziamenti FIAT (80) e contro la scala mobile dei salari (84/86); nella veste di fondatore e dirigente liberale del PDS, DS, PD,- negli anni 90 e nell'ultimo decennio- a sostegno della distruzione progressiva di tutti i diritti conquistati dalle precedenti generazioni del movimento operaio. L'attuale Presidente della Repubblica è diventato tale, col voto di tutti i partiti borghesi, anche in virtù di questo “corso Honorum”. Ed è comprensibile voglia concludere degnamente la propria storia quale “salvatore” della Patria borghese in cui ha sempre militato. E' umano.

Colpisce invece l'ossequiosa reverenza di cui Napolitano continua a godere a sinistra, presso gli stessi  gruppi dirigenti della  sinistra cosiddetta “radicale”. Nel migliore dei casi si “dissente” rispettosamente ( e “con dispiacere”) dalle “parole” del Presidente. Ma sempre assumendolo come interlocutore istituzionale cui appellarsi con dovizia di riguardi. Sempre aprendo i propri Congressi nazionali con la lettura compunta e solenne del comunicato di augurio della Presidenza della Repubblica, come nel caso dei Congressi del PDCI, del PRC, di Sinistra Popolare (Rizzo), con tanto di applauso di rito. Sempre partecipando in varie forme al clima di ossequiosa reverenza che si deve ad una Istituzione “superiore”, depositaria di un ruolo di rappresentanza costituzionale “universale”, e possibile garante di “giustizia”.

Noi non partecipiamo a questo coro.
Siamo rivoluzionari, non riformisti. Combattiamo l'ipocrisia, non l'avalliamo. Da marxisti, consideriamo lo Stato e le sue istituzioni, Presidenza della Repubblica inclusa, come strumenti di dominio degli industriali e delle banche sulla classe operaia e la popolazione povera. Tanto più denunciamo il diretto ruolo politico di classe che questo Presidente sta svolgendo contro i lavoratori, in un momento drammatico della loro condizione e in un passaggio decisivo della lotta di classe.

Per questo il Partito Comunista dei Lavoratori intraprende e intraprenderà un'azione pubblica di denuncia costante di Giorgio Napolitano e del suo ruolo. Non c'è reale opposizione a Monti senza un'aperta opposizione a Napolitano. Poniamo e porremo la necessità di una rottura aperta con Napolitano in tutti i movimenti e in tutte le organizzazioni di massa. Ogni viaggio istituzionale di Napolitano in giro per l'Italia vedrà in varie forme la sua contestazione pubblica da parte del PCL. Abbiamo iniziato a Cagliari e Sassari, suscitando scandalo nell'isola e imbarazzo nel Presidente. Proseguiremo ovunque. E chiameremo ovunque le altre sinistre e i movimenti a condividere la contestazione alla Presidenza della Repubblica, quale controparte della classe lavoratrice. Al pari di Monti, Confindustria, banche.


MARCO FERRANDO

I MUSCOLI DI MONTI


Mario Monti ha assunto il progetto Tav in Val di Susa come simbolo del proprio governo: non solo della propria credibilità di garante degli immensi interessi coinvolti nell'opera, ma anche della propria forza d'ordine nella gestione delle piazze.

La difesa del progetto Tav nel nome dell'” interesse generale delle generazioni future” è un manifesto di ipocrisia. E' il solito motivetto ideologico con cui da vent'anni si tagliano pensioni, si precarizza il lavoro, si distruggono diritti. Chi non ha niente da offrire ma solo da togliere ai vivi, vuole far credere loro di lavorare per la storia . E se i vivi non abboccano, è pronto il manganello. Questa è la sostanza. E ha molto poco di “tecnico”: ha molto a che vedere invece con il mandato imperativo di banche, industriali, costruttori. La questione Tav è solo una insegna: non dell'”antagonismo”, se non di riflesso, ma del governo.

Non si ricorda peraltro una seduta straordinaria di governo interamente dedicata alla gestione minacciosa della piazza, se non ai tempi di Scelba. Ci voleva un governo “tecnico” per restaurare la peggiore tradizione politica reazionaria?
Ma un governo che sceglie quel terreno di confronto sceglie perciò stesso di politicizzarlo al livello più alto. E allora c'è bisogno di una risposta di massa più generale che riconduca le ragioni No Tav ad un programma anticapitalista e ad una mobilitazione straordinaria di tutti gli sfruttati.

I No Tav non possono vincere da soli. Né solamente in virtù di una solidarietà nazionale alla loro lotta, che pur è prioritaria e urgente. Possono vincere se confluiranno in una rivolta popolare e di classe contro il governo, i poteri che lo sostengono, i partiti che l'appoggiano: una rivolta che ribalti i rapporti di forza complessivi e apra dal basso uno scenario nuovo. Ma questa rivolta richiede una bandiera più  larga della Val di Susa: una bandiera che rivendichi il blocco dei licenziamenti, la ripartizione fra tutti del lavoro, un salario sociale vero per i disoccupati, un grande piano di opere sociali - finanziato dalla tassazione delle grandi ricchezze a dal ripudio del debito verso le banche-  che assorba al suo interno le stesse domande No Tav. Le decine di miliardi previsti per la TAV vengano investiti nella bonifica dall'amianto, nei treni pendolari, nella ricostruzione del sistema sanitario, nell'istruzione pubblica.., invece che infilati nelle tasche di banchieri, costruttori, imprese mafiose  per avvelenare una valle!
Così formulata, questa rivendicazione può essere un ponte prezioso gettato verso la classe operaia, verso l'enorme massa dei lavoratori precari, verso i disoccupati: per chiedere che sia il mondo del lavoro e le sue organizzazioni a unificare e dirigere il fronte di massa attorno a un comune programma di lotta, che faccia proprie le ragioni di tutti gli oppressi.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, impegnato ovunque  nelle mobilitazioni No Tav, porterà questa rivendicazione di fronte unico anticapitalista nello sciopero generale della Fiom del 9 Marzo e nella manifestazione  nazionale di Roma.

MARCO FERRANDO- PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI


TUTTI DAVANTI ALLE PREFETTURE

Quanto sta avvenendo in Val Susa è la misura della “legalità” borghese.
“Legale” è tutto ciò che è benedetto dal profitto, dalla magistratura, dai carabinieri.
“Illegale” è tutto ciò che gli si oppone con forza contraria e (purtroppo) diseguale. Un giovane compagno in fin di vita è solo l'”effetto collaterale” di questa odiosa “democrazia”.
Occorre partecipare in massa quest'oggi ai presidi già convocati sotto le prefetture in tutta Italia. 
E occorre tornarci il 9 Marzo con i metalmeccanici e tutti i lavoratori. 
Unire nella lotta tutte le ragioni degli oppressi è il primo dovere. Lo sciopero del 9 sia davvero generale e sia solo l'inizio. Via il governo dell'attacco all'articolo 18 e del manganello poliziesco. Governino i lavoratori , rovescino la dittatura del profitto, impongano la democrazia del popolo. 
MARCO FERRANDO

SITUAZIONE RIVOLUZIONARIA IN GRECIA

I NOSTRI COMPAGNI DELL'EEK IN PRIMA FILA NEGLI SCONTRI DI MASSA. IL KKE STALINISTA STA A GUARDARE IN DISPARTE 

In Grecia si concentrano tutti i sintomi classici di una situazione obiettivamente rivoluzionaria.   
1)Le classi dominanti non possono più governare come prima, coi  vecchi schemi politici tradizionali ( alternanza tra Nuova Democrazia e Pasok):   sono state costrette a ricorrere ad un governo d'emergenza di salute pubblica per cercare di imporre alle masse la ricetta massacrante della BCE . Ma oggi lo stesso governo d'emergenza è scosso da ripetute defezioni e contraddizioni ( abbandono di ministri, riduzione della sua base parlamentare, uscita dell'estrema destra del Laos). Non siamo alla disgregazione dell'esecutivo, che probabilmente terrà. Ma le nuove crepe scuotono una stabilità istituzionale che sembrava scontata e aprono varchi alla reazione popolare. Le prime contraddizioni apertesi nei corpi di polizia – dove un sindacato di categoria ha invocato l'”arresto della Troika”- indicano la profondità della crisi dello Stato greco.    
2)Le classi dominate non possono più vivere come prima, sotto il peso di misure finanziarie insostenibili e di una disperazione sociale dilagante .Il movimento operaio e popolare, dopo varie oscillazioni, riprende la propria ascesa, come dimostra la riuscita plebiscitaria dello sciopero generale del 10/11/2, sia nel settore pubblico che nel settore privato.  Questa ascesa si carica, a sua volta, di una nuova radicalità di massa: gli scontri con la polizia davanti al Parlamento nella giornata di ieri non hanno impegnato, come a volte in passato, settori limitati e marginali, ma hanno coinvolto una massa grande  di lavoratori, giovani, pensionati, che rivendicavano il proprio diritto ad occupare il Parlamento. Dentro la più grande manifestazione popolare che la Grecia abbia conosciuto dalla caduta della dittatura dei Colonnelli.    
3)Le classi medie delle città e della campagna, impoverite dalla crisi, mostrano segni di crescente inquietudine e disagio. Lo sciopero generale ha visto, come mai in precedenza, la partecipazione di numerose categorie professionali del commercio, dell'artigianato, come dell'intellettualità e della cultura. Ciò riduce la base del consenso sociale del governo in un momento cruciale. E contribuisce a spostare i rapporti di forza a favore dei lavoratori.   Ma questa situazione non durerà a lungo. O sfocerà in una dinamica aperta di rivoluzione, con l'assalto al palazzo del governo e del Parlamento, sviluppando sino in fondo le potenzialità della giornata di ieri. O finirà col ripiegare nella rassegnazione e nell'abbandono, dopo un esaurimento infruttuoso di tante energie popolari. Questo è il bivio.  Proprio per questo diventa decisivo, come sempre, il fattore soggettivo: la direzione politica e sindacale del movimento operaio e popolare. E qui vengono i problemi. Nessuno degli stati maggiori del movimento operaio greco si pone sul terreno della rivoluzione. Tutti gli stati maggiori del movimento si pongono CONTRO la rivoluzione greca.   Le direzioni delle principali Confederazioni del settore pubblico e privato, di derivazione Pasok, e il sindacato controllato dal KKE stalinista ( Pame) hanno respinto la parola d'ordine dello “sciopero generale prolungato” sino al resa del governo, avanzata dai nostri compagni  ( EEK), a favore di scioperi generali intermittenti: nei fatti hanno lavorato e lavorano in una logica di pressione sul governo, non di rovesciamento del governo. I ripetuti scioperi generali degli ultimi anni hanno sicuramente raccolto e rappresentato la rabbia dei lavoratori: ma non l'hanno trasformata  nella forza, leva risolutiva dello scontro ( col rischio alla lunga di esaurire e disperdere energie preziose , senza frutto).   Sul piano politico gioca un ruolo disastroso e controrivoluzionario il KKE stalinista. Non ingannino i suoi striscioni di propaganda affissi sull'Acropoli o le sue parole d'ordine apparentemente radicali “contro i capitalisti e i banchieri”. Un conto è l' evocazione dell'immagine, un conto è l'azione concreta nella lotta di classe. Il KKE agisce contro la rivoluzione. Non solo si oppone alla sciopero prolungato, ma divide abitualmente il fronte degli scioperi e delle manifestazioni di massa, organizzando sistematicamente “proprie” iniziative separate. Non solo si sottrae ad ogni scontro di massa con l'apparato dello stato, ma è giunto a difendere con propri servizi d'ordine i palazzi del Parlamento contro la gioventù ribelle (  sempre calunniata come massa di “agenti provocatori”) e contro la rabbia popolare.  Ieri, nella più grande battaglia di massa tra popolo e Stato degli ultimi 40 anni in Grecia, il KKE si è tenuto religiosamente lontano dagli scontri come osservatore distaccato: sottraendo alla forza d'urto della piazza energie potenzialmente decisive ( Salvo appendere il solito striscione ad uso telecamere in cui invita a  insorgere...gli altri popoli d'Europa).   La nostra organizzazione del EEK- che ha raddoppiato i propri militanti negli ultimi due anni tra i lavoratori e i giovani – è l'unico partito che in Grecia si pone sul terreno della rivoluzione. L'unico che rivendica lo sciopero ad oltranza, pone la necessità dell'autorganizzazione democratica dei lavoratori e del popolo, indica il governo dei lavoratori quale unica reale alternativa. E soprattutto l'unico che agisce in questa direzione. Non a caso ieri, mentre il KKE guardava da lontano col binocolo, i nostri compagni erano in prima fila nella battaglia di strada e di piazza, al fianco di migliaia di giovani combattenti, con la parola d'ordine dell'assalto al Parlamento e del potere operaio. Certo, EEK è ancora lontano dal disporre della  forza sufficiente per dirigere il movimento di massa. Ma è l'unico partito che la rabbia popolare oggi merita. L'unico su cui può contare il futuro della rivoluzione greca e la giovane generazione di Piazza Syntagma. 

Per questo,il PCL saluta con orgoglio i propri compagni greci. E farà del loro esempio una leva di costruzione del partito della rivoluzione in Italia.
 
Marco Ferrando

PROGRAMMA ELETTORALE DEL PCL - SEZ. PISTOIA

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2012 - COMUNE DI PISTOIA
MARIO CAPECCHI CANDIDATO A SINDACO PER IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
PRESENTAZIONE
Il mio nome è Mario Capecchi. Sono nato a Pistoia il 13 giugno del 1949, e attualmente sono residente nel comune di Serravalle Pistoiese. Dopo aver ottenuto la licenza di scuola media inferiore (e dopo una fugace apparizione di tre mesi nella scuola media superiore), nel febbraio del 1964 ho iniziato a lavorare in una nota azienda cittadina operante nel settore auto. Nel 1970, ho iniziato la mia attività privata nel ramo dei pubblici esercizi, praticata nel tempo in diversi locali di Pistoia o del circondario, coadiuvato anche dai familiari, fino alla cessazione definitiva avvenuta nel febbraio del 2010. Adesso sono titolare di una pensione di vecchiaia al minimo di 480,00 euro mensili.
Sul finire del 2009 mi sono impegnato per dare vita alla sezione di Pistoia del Partito Comunista dei Lavoratori, della quale sono tuttora il coordinatore provinciale.
PROGRAMMA
La mia candidatura a Sindaco del comune di Pistoia in rappresentanza del Partito Comunista dei Lavoratori, si caratterizza e si basa sulla proposta di un programma che, oltre alla tutela dei diritti elementari, fondamentali e irrinunciabili di ogni persona, si faccia interprete e vada incontro anche alle reali e concrete necessità specifiche della cittadinanza pistoiese.
All’interno di questo quadro di fondo, che ritengo possa essere largamente condiviso dalla grande maggioranza della popolazione, penso che possano coesistere e amalgamarsi fra loro, e dunque non trovarsi in contrapposizione, ogni specifica aspirazione ad una esistenza individuale e collettiva condotta e vissuta con quella tranquillità sociale che già l’attuale livello scientifico e tecnologico raggiunto potrebbe facilmente garantire ed assicurare.
Sono convinto però che questa garanzia possa e debba essere effettivamente esercitata e attuata, anche da parte dell’Amministrazione Comunale, soltanto se sganciata e resa autonoma dai condizionamenti imposti alla politica dal potere economico e finanziario in generale, e tanto più oggi, in modo particolare dal potere delle banche. Ritengo che non sia accettabile subordinare il raggiungimento e il mantenimento di quel livello di civiltà auspicato e condiviso dalla maggioranza dei cittadini, alle logiche delle Spa, pubbliche o private che siano, e dunque al soddisfacimento degli interessi privati di manager, o degli intrallazzi della peggior politica e/o dei profitti di una minoranza di soggetti sfruttatori, parassiti, speculatori, a cui quei poteri oggi dominanti fanno capo.
E dunque, per operare una netta soluzione di continuità con quel sistema socio-economico in cui anche le passate Amministrazioni Comunali pistoiesi si sono largamente riconosciute e a cui si sono, e ancor oggi lo sono, palesemente uniformate nelle loro opzioni e scelte programmatiche, ritengo che sia necessario iniziare in tempi brevi a programmare un futuro per la città, e per tutto il territorio, a misura delle persone, e non a misura degli interessi corporativi di casta a livello politico, o imprenditoriali, in senso lato, a livello economico.
In questo senso e in questa prospettiva ho sviluppato il mio programma, incentrato su una serie di punti base che ritengo imprescindibili sia sul piano etico e morale, sia sul piano strettamente amministrativo e a cui mi impegno, con tutti gli strumenti che avrò a disposizione, a dare la priorità attuativa:
- Chiusura immediata di Casa Pound e divieto d’insediamento futuro di ogni altra associazione che abbia il fascismo come uno dei suoi riferimenti e/o che comunque del fascismo faccia apologia.
- Drastica e significativa riduzione degli emolumenti e delle retribuzioni degli amministratori e dei dirigenti dei vari servizi comunali. Non è ammissibile chiedere sacrifici ai cittadini tagliando o riducendo i servizi essenziali e, allo stesso tempo, mantenere certi livelli retributivi francamente esagerati e ingiustificati, o comunque di privilegio.
- Operare in assoluta continuità e uniformità con gli esiti referendari in ordine alla ripubblicizzazione dei servizi, in modo particolare a quelli che riguardano l’acqua. E comunque, in linea più generale, operare per uscire dalla logica delle Spa nell’affidamento dei servizi al cittadino, in qualunque campo trovino applicazione.
- Operare per un recupero e un miglior utilizzo del patrimonio edilizio pubblico e privato in generale e di quello scolastico in particolare. Operare per rendere più efficienti e sufficienti i servizi pubblici per l’infanzia e per la scuola, superando la logica della sussidiarietà e comunque demotivando e disincentivando, anche attraverso l’eliminazione di ogni contributo pubblico, il ricorso alle strutture private anche di carattere religioso.
- Operare per un miglioramento e un potenziamento del trasporto pubblico, sia sulle tratte di collegamento con le zone esterne e ai margini del territorio comunale, sia su quelle cittadine. In questo contesto va inserito anche il progressivo allargamento della ZTL, supportato dalla realizzazione di nuovi parcheggi scambiatori e da un efficiente servizio continuativo di bus navetta. Parallelamente, l’assoluta contrarietà ad ogni ipotesi di nuovi parcheggi all’interno del perimetro cittadino, per esempio quello già programmato di piazza S. Bartolomeo.
- Operare per un migliore collegamento, anche e soprattutto dei territori montani, con tutta l’area metropolitana attraverso il potenziamento e un maggiore e migliore utilizzo della rete ferroviaria, anche dando parallelamente priorità all’attuazione di quel progetto di raddoppio della linea ferroviaria Pistoia-Lucca-Viareggio di cui si parla ormai da decenni. In contrapposizione e in alternativa alla sciagurata scelta di una terza corsia autostradale, che avrebbe un terrificante impatto ambientale su un territorio già al limite di ogni ragionevole livello di sicurezza. Ritengo che un sostanziale ed effettivo miglioramento del TPL sia condizione essenziale per la difesa e il rilancio delle zone collinari e montane, e dunque anche per le condizioni sociali della popolazione residente o comunque a vario titolo interessata, molte volte penalizzata proprio dalla carenza di quel servizio indispensabile.
- Anche in diretta relazione a questo potenziamento del trasporto pubblico locale su ferro, assume una particolare rilevanza la difesa incondizionata del patrimonio costituito dalla Breda. Per questo ritengo che sia d’importanza vitale, anche per il tessuto economico e sociale di Pistoia, il mantenimento della proprietà pubblica dell’Azienda. e dunque la necessità di opporsi nella maniera più assoluta ad ogni ipotesi di una sua vendita o di un suo ridimensionamento. Ritengo perciò doveroso e prioritario dare un sostegno attivo, di qualunque tipo e a qualunque livello, a tutte le forme di lotta che i lavoratori riterranno necessarie per salvaguardare l’insediamento produttivo e il loro posto di lavoro.
- Proprio sotto l’aspetto ambientale cui ho accennato in precedenza, operare diffusamente e in maniera capillare per verificare e fare in modo che i livelli di salute dei cittadini, di sicurezza abitativa, e quella più in generale dell’intero territorio comunale, siano tutelati e garantiti nella maniera più assoluta, e non siano in qualunque modo sacrificati sull’altare di quella specifica vocazione della città di Pistoia nel settore florovivaistico. A sostegno di questa finalità, penso all’incentivazione di una graduale se pur limitata riconversione di parte del territorio ora dedicata al florovivaismo a un uso più specificamente agricolo, sicuramente più in linea con la pubblica utilità e infinitamente meno impattante sotto il profilo ambientale.
- E ancora sotto l’aspetto ambientale, operare per una maggiore razionalità nella produzione e nella gestione dei rifiuti privilegiando il riutilizzo e estendendo la raccolta porta a porta. Ottimizzare al massimo una vera e effettiva raccolta differenziata, in modo da ridurre progressivamente al minimo, e in prospettiva eliminare, il ricorso all’incenerimento per lo smaltimento dei rifiuti, causa delle micidiali emissioni di polveri sottili di varia misura, ormai riconosciute dalla scienza medica, come estremamente pericolose per la salute dei cittadini.
- Operare per un ampliamento degli spazi pubblici riservati allo sport, alle aree a verde per l’infanzia e per gli anziani e più in generale per la totalità della cittadinanza, evitando inusuali commistioni fra le diverse necessità. Come, per esempio nel caso di Bonelle – una borgata all’immediata periferia della città –, dove una larga fetta degli spazi dedicati al verde pubblico è stata sacrificata per soddisfare le esigenze, anche di business, di una società sportiva operante nel settore calcio, oltretutto deturpando in maniera veramente oscena quel piccolo ma importante spazio di cui la comunità locale andava giustamente fiera.
Come premesso, questi, in linea di massima, sono i pochi punti base su cui intendo articolare e orientare, nella più totale autonomia, la mia attività di Sindaco di Pistoia. Voglio precisare che questi rappresentano solamente e indicativamente quel minimo di provvedimenti che è comunque ora
possibile mettere in pratica, nonostante e a prescindere dalla catastrofica politica di tagli agli enti locali messa in atto da tutti i governi di centrodestra o di centrosinistra che si sono alternati alla guida del Paese. Una scellerata politica perseguita con ancor più determinazione dall’attuale governo Monti, diretto rappresentante degli industriali e dei banchieri, che viene ipocritamente definito “tecnico “ per non evidenziare il carattere politico che assumono le misure antipopolari messe in atto, col vergognoso appoggio bipartisan, salvo qualche riserva di facciata, di quasi tutti i partiti istituzionali, compreso quelli che fino a ieri, se pur timidamente, si erano opposti ai governi Berlusconi.
Sono convinto che la Comunità pistoiese abbia bisogno d’interventi più radicali e più incisivi in campo sociale, nel settore produttivo, nella tutela ambientale e, più in generale, in ogni settore in cui si trovi direttamente coinvolta e protagonista. Ma sono proprio le politiche messe in atto a livello centrale che lo impediscono, tagliando in maniera progressiva e sistematica le risorse necessarie e indispensabili. Di conseguenza, solamente un rovesciamento totale e completo di quelle politiche, può assicurare e garantire la realizzazione di quel programma più avanzato e più in linea con le necessità della cittadinanza pistoiese. Dubito che anche le altre forze (compreso quelle che, con un po’ di disinvoltura e in maniera approssimata, continuano a definirsi “comuniste”) o coalizioni politiche che si apprestano a sostenere una loro candidatura, sentano veramente il bisogno, e perciò vogliano impegnarsi – effettivamente e ad ogni livello –, per praticare quella svolta che ritengo fondamentale per la realizzazione di quegli obbiettivi più avanzati.
Una svolta oltretutto resa ancor più necessaria anche a livello più generale, per impedire che il perdurare e il continuo aggravamento della crisi economica causata dal fallimento ormai conclamato del sistema capitalistico, solleciti quel “sistema” a scaricare ancora una volta sulle spalle dei cittadini, dei lavoratori e dei proletari i costi di quella catastrofe.
È anche per promuovere e dare forza e sostegno a questi obiettivi politici più generali, che chiedo il voto ai cittadini pistoiesi. Un voto che comunque sarà utilizzato in totale autonomia, e dunque in assoluta e netta alternativa ad ogni altro schieramento politico di qualunque colore, unicamente per l’attuazione di quel programma che sinteticamente e indicativamente ho proposto. Con la consapevolezza, che intendo trasmettere a tutti gli elettori, che ciò rappresenta soltanto un primo passo in direzione di un altro ordinamento sociale, alternativo e in netta contrapposizione al capitalismo, che solo un partito comunista, e dunque coerentemente marxista rivoluzionario come il Partito Comunista del Lavoratori, può utilmente perseguire nella sua piena autonomia.
LIBERA IL FUTURO DI PISTOIA. LIBERA IL TUO FUTURO.
MARIO CAPECCHI SINDACO

PROGRAMMA ELETTORALE DEL PCL-SEZ. MASSA CARRARA

PERCHE' VOTARE P.C.L.
Il Partito Comunista dei Lavoratori è, a pieno titolo, l'unica "Sinistra che non tradisce". Infatti, coerentemente con la tradizione marxista rivoluzionaria internazionalista, i nostri rappresentanti eventualmente eletti in qualsiasi Consiglio o Aula parlamentare, non possono ricoprire alcun incarico di governo, pena l'immediata espulsione dal Partito.
 Noi non crediamo, infatti, nelle elezioni borghesi e nel teatrino politico ad esse connesso: il compito dei nostri candidati, in caso di loro elezione, sarà quello di usare il Consiglio come una tribuna di notevole risonanza mediatica, per smascherare i trucchi e le manovre dei gruppi di potere, collocati a destra come a "sinistra", e denunciarli implacabilmente ai cittadini e soprattutto ai lavoratori/trici e classi subalterne.
 Loro compito sarà anche quello di proporre soluzioni ai problemi sempre più drammatici quali il lavoro, la casa, lo sfruttamento e la tutela del territorio, servizi pubblici essenziali quali la sanità, l'assistenza agli anziani e ai disabili, l’istruzione, gli asili, la salvaguardia dell'ambiente, i trasporti.
Problemi da sempre trascurati dalle amministrazioni precedenti di qualsiasi colore della Provincia e del Comune, tanto che, com’è noto, siamo all’ultimo posto nella graduatoria toscana relativa allo sviluppo economico, all'inquinamento, alla qualità della vita, ed ai primi per le morti dovute ai tumori.
Non crediamo che un’Amministrazione Comunale collocata più "a sinistra" (né tanto meno a destra), possa risolvere i problemi fondamentali della nostra popolazione, perché i poteri dominanti che controllano la politica, l'economia e la società tutta, hanno a cuore solo i LORO PROBLEMI ed i LORO INTERESSI.
 Suggeriamo invece alcune possibili, ancorché radicali, soluzioni:
- esproprio immediato e senza indennizzo delle industrie che chiudono e/o licenziano, in particolare di quelle che sorgono su territorio pubblico (Cave, Cantiere, Porto etc.) con loro conseguente inglobamento nel patrimonio comunale.
-ripubblicizzazione, in controtendenza, dei servizi essenziali come acqua, gas, elettricità e trasporti
-potenziamento della Sanità e dell’Istruzione e conseguenti immediate sospensioni dei fondi illegalmente elargiti ad asili, scuole e servizi sanitari privati.
-ricontrattazione delle concessioni per l'estrazione del marmo, sotto il controllo di chi ci lavora (i cavatori) e di esperti da loro scelti, ed immediato adeguamento delle tasse sull’estrazione, oggi ridicolmente basse, a fronte degli enormi profitti dei baroni del marmo "satrapi e marpioni", dovuti anche ad una diffusa e sfacciata evasione.
-abolizione del debito pubblico nei confronti delle banche, prime responsabili del disastro finanziario nazionale e mondiale, e già abbondantemente finanziate (e salvate) con denaro pubblico.
-crediti agevolati a cooperative di lavoratori (vere, non di comodo per qualche furbastro), aziende a conduzione familiare, bed and breakfast, cooperative per servizi turistici, piccole imprese artigianali, O.N.L.U.S., che rilancino l’occupazione giovanile in un territorio ad alta vocazione turistica.
-nuova politica del territorio: una più razionale pianificazione urbanistica, come la creazione di tutti i servizi e attività indispensabili alla cittadinanza, dislocati nei vari quartieri.
-nuova politica di edilizia popolare, con creazione di nuovi complessi edilizi, e conseguente assegnazione in base a rigorosi criteri di bisogno, da certificarsi attraverso dichiarazione complessiva dei redditi famigliari, al netto delle imposte.
 -ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e delle aree di pertinenza, con possibilità per i vecchi affittuari di riscattare a un prezzo agevolato le abitazioni.
Un’attenzione particolare dovrebbe essere dedicata alle sempre più numerose persone che purtroppo, nella nostra città, sono costrette a vivere per strada, in auto o in roulotte, a causa delle loro disperate condizioni economiche: doverose per loro immediate misure di emergenza, come la requisizione di case sfitte e la costituzione di un dormitorio comunale per indigenti italiani e stranieri (ad esempio in un’ex scuola chiusa). Anche gli ex Mercati Comunali coperti del territorio, attualmente inutilizzati, potrebbero essere proficuamente usati per ospitare attività di piccolo commercio solidale “a km.0” (latte, ortaggi etc.), molto gradito dalla popolazione e con evidenti  ricadute positive sul piano occupazionale.
-creazione di centri di aggregazione popolare e giovanile, dove poter svolgere attività ricreative, culturali, politiche ecc., sganciate e al di fuori dei circuiti economico-affaristici privati e confessionali.
-lotta al razzismo e alle discriminazioni razziali, sessuali, religiose e di altro genere; promozione del multiculturalismo, della tolleranza e delle differenze, attraverso corsi di alfabetizzazione per stranieri e no; organizzazione di momenti d’incontro e conoscenza ludico-ricreativi (cene, feste, balli etc.), autorganizzati anche dalle varie comunità straniere presenti sul territorio.
-messa a  punto di un piano straordinario di lavori socialmente utili, da svolgersi nel campo della manutenzione e della sicurezza dal punto di vista idrogeologico, ecologico e sismico del territorio comunale; ciò con l'impiego, naturalmente, di personale disoccupato da lungo tempo. Il tutto finanziato dai proventi delle concessioni degli agri marmiferi, adeguatamente riviste, e dal recupero della enorme evasione fiscale delle stesse.
-estensione delle spiagge pubbliche, oggi ridotte a ridicole strisce-ghetto, oltretutto assediate e depredate dai bagni limitrofi (come da noi più volte denunciato), recuperando spazio anche dalle concessioni fatte alla Marina Militare e ad istituti religiosi, che le usano solo 1-2 mesi all’ anno. In questo modo ci si avvicinerebbe alla situazione della vicina Marinella dove, con una sostanziale parità di litorale, la spiaggia libera è molte volte più estesa della nostra; per non parlare poi del resto d’Europa (e molto probabilmente del mondo), dove le spiagge private sono l´eccezione e non la regola. La sorveglianza delle stesse potrebbe essere affidata a cooperative di bagnini, reclutati tra i giovani disoccupati.
-realizzazione del porticciolo turistico rigorosamente COMUNALE, ovunque collocato, come in tutte le città della vicina Corsica e nella maggior parte delle città francesi, affinché gli introiti del turismo nautico finiscano nelle casse comunali e non in quelle dei soliti Paperoni. Aggiungiamo che, in caso di chiusura del Cantiere Navale di Marina (come purtroppo si sta profilando), il porticciolo potrebbe essere realizzato proprio nell’ area antistante, ponendo fine ad interminabili ed estenuanti polemiche sulla sua collocazione; naturalmente gli addetti al funzionamento dello stesso, alla manutenzione ed alla riparazione delle barche, dovrebbero essere prioritariamente scelti tra i lavoratori dei N.C.A. Proprio l’ ubicazione in territorio demaniale del Cantiere, dovrebbe favorire questa soluzione “pubblica”, tagliando le unghie ai soliti squali che già hanno dato buona prova dei loro appetiti con i loro progetti insensati (per i cittadini, non per loro) relativi a "Water Front", Area Retroportuale, etc.
I cittadini che intendono sottoscrivere la nostra lista (operazione necessaria per consentirci di partecipare a queste elezioni) possono trovare i moduli presso l’Ufficio Elettorale del Comune,  nonché, in giorni che saranno successivamente indicati, presso il Circolo ARCI “Concasser” di Via S. Piero a Carrara, presso la Pizzeria “Follemente” di Via Rinchiosa a Marina, ed in banchetti volanti.

ALLE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE VOTA
                                            PAOLO VANNUCCI