EI FU. ANSALDOBREDA NON C’È PIÙ

Dopo oltre cent’anni di storia, il glorioso stabilimento ferroviario pistoiese esaurisce la sua spinta propulsiva in un settore che l’ha visto per decenni all’avanguardia e attore protagonista in tutto il mondo. 

L’ottusità della classe politica italiana ha ritenuto non strategico il settore dei trasporti su ferro. E ha agito di conseguenza. I giapponesi di Hitachi non sono dello stesso parere, tutt’altro. E hanno pensato bene di approfittare della scempiaggine italiana per acquisire un patrimonio prezioso di conoscenze e esperienze storiche.
D’altra parte, le parole pronunciate qualche tempo fa da Moretti, AD di Finmeccanica (di cui il Ministero dell'Economia e delle Finanze è il maggior azionista), sono molto chiare e non lasciano dubbi su quale settore l’Italia ritenga più strategico: «la vendita del business relativo al trasporto ferroviario rappresenta una tappa importante nella realizzazione del nostro Piano Industriale che mira a focalizzare e a rafforzare il gruppo nel core business hi-tech Aerospaziale, Difesa e Sicurezza». Cioè una produzione orientata verso un’economia di guerra.

È però quantomeno paradossale come interessi che si potrebbero immaginare non sempre collimanti possano in questa occasione coincidere, almeno stando alle reazioni dei vari soggetti interessati. 
Si nota infatti che:

Finmeccanica è contenta perchè ha realizzato il suo obiettivo strategico. Ribadisce che: «Con la cessione del business relativo al trasporto ferroviario Finmeccanica è ora un’azienda focalizzata interamente sull’Aerospazio, Difesa e Sicurezza», commenta l’ad, Mauro Moretti, dopo il closing della cessione a Hitachi di AnsaldoBreda e della quota in Ansaldo Sts. «Ciò rappresenta - sottolinea - una tappa fondamentale nell’esecuzione del nostro piano Industriale volto a focalizzare e rafforzare il gruppo nel core business e a raggiungere i nostri obiettivi economici e finanziari».

Il governo italiano è contento  (vedi Finmeccanica).

Le istituzioni locali – rigorosamente in mano al PD – essendo contento il bonapartista Renzi, sono anch’esse contente. 
Certo, di quel Rossi Enrico che, quando era bersaniano, dichiarava nel 2011 (governo Berlusconi):
 «…. il governo possiede la golden share di Finmeccanica e deve svolgere il suo ruolo di proprietario di Finmeccanica, predisporre il rilancio produttivo del comparto ferroviario che è un settore moderno, strategico per far ripartire l’economia sia a livello regionale che nazionale. Altro che vendita! Quindi basta con le promesse, con dichiarazioni generiche….». E inoltre: «Breda non si vende dovranno passarci sopra».
che giudizio possiamo dare? Ognuno si sbizzarrisca con i termini che ritiene più adatti.

La Curia vescovile è contenta. 
Tanto la messa propiziatoria natalizia nello stabilimento non gliela impedirà nessuno.

I sindacati sono contenti. 
Come interpretare diversamente l’assenza di una seria e duratura forma di lotta, specialmente nel passato, in difesa della AnsaldoBreda intesa più come bene pubblico strategico che come proprietà pubblica di Finmeccanica. La moderazione sindacale, figlia di scelte strategiche perdenti in atto da decenni, ha portato a questo stato di passività che è stato cercato di esorcizzare con i soliti sciopericchi di poche ore diluiti nell’arco dell’intero anno.

I lavoratori sono contenti. 
Le cronache ci dicono che i loro «…applausi sono arrivati subito, non richiesti, sia per il giovane (52 anni) ingegnere venuto dall’Inghilterra che per Maurizio Manfellotto, ieri amministratore delegato di AnsaldoBreda e oggi di Hitachi Rail Italy …». Dispiace vedere e constatare come anche una minima coscienza di classe sia così lontana da essere percepita come necessaria e imprescindibile, tanto più oggi che la borghesia capitalista adopera ogni mezzo per condurre la sua lotta di classe contro il proletariato, contro i lavoratori.

I pistoiesi sono contenti. 
Come sempre, comunque e a prescindere. Che tristezza!

In tutto questo c’è però un qualcosa che non ci torna, che ci appare strano. Che ci “suona a coccio”.
Il riferimento, il paragone potrà anche apparire improprio, ma così, a naso, ci ritorna in mente l’epoca d’oro (!?) di circa una trentina d’anni fa, con il boom della Borsa a metà degli anni ottanta. (In quel periodo succedeva che erano molti di più i lavoratori che avevano in tasca “Il Sole 24 ore” che non quelli che c’avevano “L’Unità”; quel “’Unità” che, a dire il vero, già da tempo aveva perso ogni aggancio e ogni riferimento al “comunismo”, fosse pure molto annacquato e approssimato,  ma che comunque rappresentava pur sempre nell’immaginario collettivo della sinistra più o meno antagonista, un punto di riferimento quanto meno idealistico per ogni istanza di cambiamento progressista).
In quel periodo tutti investivano in Titoli i propri risparmi, tutti guadagnavano, tutti erano contenti, tutti erano felici perché convinti di aver trovato, grazie alle virtù di quel capitalismo che si erano illusi di poter padroneggiare a loro uso e consumo, il modo di far soldi o, comunque, di andare in culo al mondo. Tutti si erano illusi di essere dei rentier, di poter diventare ricchi. 
La cronaca degli anni successivi (si può dire la storia?) ci descrive un esito diverso. Sicuramente qualcuno potrà anche averci guadagnato in quell’assurda e effimera situazione. Ma certamente si è trattato di minoranze, dei soliti noti, magari più allenati a certe speculazioni, a spese della maggioranza dei novelli investitori.
Morale della favola. In questo passaggio da AnsaldoBreda (proprietà pubblica) a Hitachi (proprietà privata) non è possibile che tutti siano contenti, che tutti ci guadagnino (in senso lato). Gli interessi capitalistici faranno presto il loro ingresso anche in via Ciliegiole. E qualcuno sicuramente dovrà ingollare bocconi amari. 
Purtroppo non è difficile prevedere a chi toccherà.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PISTOIA

ALL'ATTACCO REPRESSIVO E REAZIONARIO DEL GOVERNO RENZI COSTRUIAMO UN FRONTE UNICO DI RESISTENZA

 
 
Solidarietà militante a tutti i compagni colpiti dalla repressione.

Le richieste da parte de Pubblico Ministero di pesantissime condanne per 20 compagni accusati attraverso un teorema accusatorio montato ad arte per i fatti  avvenuti a Livorno tra il 30 novembre e 2 dicembre del 2012 necessitano di un forte risposta politica. È in atto da mesi un attacco repressivo al dissenso da parte di un governo reazionario con una pesante influenza anche sulle mosse degli apparati dello stato. La magistratura , gli uffici politici delle questure, il duro uso della forza da parte reparti di polizia e carabinieri nelle situazioni di tensione (anche armi alla mano come è accaduto a Pisa), sono i segnali dei sempre più ridotti spazi di agibilità politica .  
Apparati dello stato che sono servili con i fascisti e potenti e forti con i deboli. 
Le richieste di  arresti per gli antifascisti fiorentini per i fatti di un anno fa, il teorema contro le avanguardie livornesi, l'uso indiscriminato della forza a Bologna e in altre città contro le famiglie in emergenza abitativa, la tolleranza verso le violente formazioni neofasciste sono l'evoluzione nei fatti della svolta reazionaria del governo Renzi. Perfino il reato di tortura è stato accantonato dal programma del governo.
Bisogna respingere questo attacco repressivo con una risposta politica forte ed unitaria. Solo un fronte unico di lotta e resistenza da parte dei lavoratori e dei settori in lotta che sono  più colpiti dalla crisi è in grado di frantumare l'evoluzione reazionaria delle istituzioni e delle sue regole costituzionali. 
Il PCL della Toscana e le sue sezioni territoriali sono solidali con tutti i compagni  che stanno subendo questo attacco ed è impegnato nella costruzione politica di un fronte unico di resistenza. 


PCL
COORDINAMENTO DELLA TOSCANA

Il Partito Comunista dei Lavoratori della Toscana sostiene il Referendum contro la Legge 28 sulla Sanità della Regione Toscana.

Il Partito Comunista dei Lavoratori della Toscana sostiene il Referendum contro la Legge 28 sulla Sanità della Regione Toscana. 

Questa legge di ispirazione nettamente reazionaria colpisce la sanità pubblica a favore di una privatizzazione selvaggia. Vengono accorpati i servizi sanitari nei capoluoghi di provincia lasciando a se stesse le zone periferiche e i piccoli borghi non dando alcuna garanzia per i soccorsi e le cure in queste località lontane dal centro. Verranno tagliati i posti letto, aumenteranno i tempi all’ inverosimile per le liste di attesa inerenti le visite specialistiche. Non solo ma con i tagli dei fondi destinati alla salute pubblica sono previsti almeno 4000 posti di lavoro in meno negli ospedali toscani. Verranno accorpate le ASL in sole tre aree vaste con l’eliminazione di presidi medici in tutta la Regione. Tutto questo destinerà la maggiore attenzione politica ed economica verso le strutture private, lasciando a se stessi i lavoratori, gli strati meno abbienti e le loro famiglie. Solo chi avrà “tanti soldi” potrà curarsi. Le condizioni di vita di questi strati si sono aggravate negli ultimi anni con gli attacchi ai salari, la cassa integrazione e la disoccupazione. Il PCL è dalla parte dei lavoratori e ne difende gli elementari diritti alla salute sia sul posto di lavoro che nei quartieri delle metropoli e sul territorio. Pur essendo coscienti che solo la forte mobilitazione e la lotta possono fermare gli attacchi del capitalismo alle condizioni di vita dei lavoratori, sosterremo il referendum contro la legge 28 studiata dal PD e anche dalle forze del centro sinistra che erano nella giunta regionale ben prima di questo nuovo mandato al governatore Rossi. Vogliamo anche opporci totalmente all'uso strumentale e populista del referendum da parte delle destre e dei baroni della medicina arroccati in difesa di poteri forti e dei loro interessi. 

Sempre dalla parte dei lavoratori ! 
Solo la lotta paga. 
Sosteniamo il Referendum contro la legge 28 sulla Sanità toscana. 

Partito Comunista dei Lavoratori - Toscana
Ottobre, 2015

UNA SERATA PER WALTER ROSSI - Mercoledì 30 settembre, FIRENZE


UNA SERATA PER WALTER ROSSI
30 SETTEMBRE 77 – 30 SETTEMBRE 15
Sono passati 38 anni da quando i fascisti del MSI assassinarono Walter Rossi, giovane militante di Lotta Continua di Roma
NON POSSONO UCCIDERE LA RIVOLUZIONE
Dalle ore 20 cena popolare
Ore 21:30 interventi
Ore 22:30 proiezione del video “CONTRO L’OBLIO DI QUEGLI ANNI DI SANGUE”
Mercoledi 30 settembre dalle ore 19:30
Via degli Alfani, 13 rosso Firenze
Partito Comunista dei Lavoratori Firenze

Il modello toscano



Qualche settimana fa è apparso un articolo sulla Nazione  che annunciava in maniera entusiastica l’apertura  presso il Centro Chirurgico Toscano, polo di matrice privata, di un servizio di “primo soccorso” , salutato come la panacea per i mali del pronto soccorso di Arezzo. Nell’articolo se ne evidenziavano  le enormi virtù: parziale alternativa all’emergenza  del San Donato erogata da una struttura specializzata in ortopedia ma operante per qualunque altra problematica chirurgica. Aperto dalle 9,00 alle 19,00, sabato e domenica esclusi. Se cliccate su Centro Chirurgico Toscano vi appaiono immagini edulcorate di operatori capaci e professionali, impegnati nella realizzazione di una sinergia di servizi tale che , si desume, solo il privato vi potrà garantire.
Si evidenzia che la tariffa di accesso è uguale per tutti: cento euro. Questo dovrebbe rasserenare gli animi e far dire che in fondo al Centro Chirurgico si risparmia, perché se si seguisse nel pubblico l’iter di radiografie, esami del sangue ecc prima di una operazione, si spenderebbe di più. Quelle cento euro uguali per tutti, senza distinzione per reddito, paradossalmente rappresenterebbero la nuova frontiera dell’uguaglianza del cittadino di fronte ai problemi di salute , oltre a mettere in risalto ancora una volta che pagando sull’unghia si ottiene la competenza del privato tempestivo paragonato al servizio pubblico lento,  infognato in liste di attesa infinite e tutto sommato neanche gratuito. La domanda sorge spontanea: chi si rivolgerà al primo soccorso privato?? Non certo il cittadino preda della crisi . E se non mi accolgono perché non ho cento euro da pagare su due piedi? Mi buttano fuori, a dispetto della deontologia medica e infermieristica?
In parole povere, si sta assistendo alla ormai spudorata privatizzazione della sanità.  Coloro ai quali paghiamo le tasse che sovvenzionano  la sanità pubblica e che dovrebbero garantirci servizi  pubblici sempre più all’avanguardia ci stanno invece pilotando verso la conclusione che un sistema sanitario pubblico così com’è meglio perderlo, tanto non lo rimpiangerà nessuno, c’è comunque il polo privato.
Il terreno è stato preparato da tempo, scientificamente, sia con la lenta erosione delle risorse destinate alla sanità pubblica sia con la creazione a tavolino della inefficienza pubblica.
Da molto, troppo tempo la risposta al bisogno di salute del cittadino viene data all’insegna del rigore, della riduzione dei costi,  e quando si stabilisce che una delle qualità del nostro Servizio Sanitario nazionale debba essere l’economicità (accanto all’efficacia e all’efficienza) finisce sempre che il risparmio viene applicato partendo  dal basso e quasi mai dall’alto, dunque tagliando i servizi al cittadino. 
L’inefficienza pubblica è stata creata con il taglio del personale necessario, con lo smantellamento o il ridimensionamento di presidi e servizi  territoriali, quelli che fungono da filtro per evitare il ricorso all’emergenza e da primo contatto nei confronti del cittadino; tutto tolto di mezzo ad arte per fare in modo che la gente confluisse al pronto soccorso per avere risposte tempestive ai bisogni di salute. Sono state create ad arte anche le lunghe liste di attesa , in modo da evidenziare quanto non funziona il pubblico e quanto le risposte me le può dare subito il privato, pagando.  E’ stata creata ad arte l’esternalizzazione di alcuni servizi, affidati dapprima alle cooperative, poi addirittura al volontariato, poi addirittura ai ragazzi che svolgono il servizio civile (barellieri) , creando così figure non professionali che sopperiscono al bisogno di quel personale mancante, in realtà impiegando giovani sfruttati e malpagati.
Del resto era  stata aperta già una breccia : quando in una città come Arezzo  è stato permesso ad una Associazione di finanziare l’apertura di un reparto oncologico con i proventi del mercatino del Calcit, questo la dice lunga sulla volontà politica di investimento del pubblico sul territorio. Noi siamo convinti che la sanità pubblica debba essere oggetto di investimenti seri, costanti e sempre all’avanguardia da parte della fiscalità generale, non che interi reparti siano costruiti grazie al buon cuore della gente.
La salute non è oggetto di carità (se trovo i soldi posso creare un reparto per curarmi) la salute è e rimane un diritto, che deve per legge essere sovvenzionato dalla fiscalità generale. Invece i cittadini toscani già attualmente pagano di tasca propria più del 30% delle prestazioni sanitarie – la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini è già oggi in Toscana la più alta d’Italia . Abbiamo  verificato che 11% dei toscani rinuncia a curarsi  a causa degli alti costi delle prestazioni, sempre più erogate da medici cui è addirittura permesso dal nostro Servizio Sanitario di avere ambulatori privati nelle strutture pubbliche (intramoenia). I risultati sono facili da prevedere: una sanità privata forte e ricca (per chi potrà accedervi, come nel caso del primo soccorso aretino)  e una pubblica povera e residuale per gli altri; quella che noi del Partito Comunista dei Lavoratori, senza paura di smentite, chiamiamo una sanità di classe, perché ad Arezzo la risposta alle carenze arriva sempre puntualmente dal privato, come con  la creazione dell’ambulatorio  di primo soccorso. Bel modello di sanità toscano.
Noi del Partito Comunista dei Lavoratori , che purtroppo per i signori del privato siamo e restiamo fortemente ideologici , ci rifacciamo al principio che la salute per tutti come diritto sia perseguibile solo e soltanto dal servizio pubblico; perché Il privato ha sempre e comunque una propria ideologia che lo guida costantemente : massimo profitto col minimo costo. Ne vediamo fulgidi esempi nelle gestioni private dei maggiori servizi pubblici (scuola, acqua, trasporti) sempre più cari e sempre meno efficienti.

Partito Comunista dei Lavoratori – sezione di Arezzo
Magazzini Popolari Arezzo

NESSUNO DIFENDE GLI INTERESSI DEI LAVORATORI. ALLE ELEZIONI REGIONALI DELLA TOSCANA DEL 31 MAGGIO NON ANDARE A VOTARE



Alle prossime elezioni regionali della Toscana il Partito Comunista dei Lavoratori non sarà presente a causa di una assurda e antidemocratica legge elettorale. Va raccolto un numero esorbitante di firme per ogni circoscrizione (rendendo di fatto impossibile l'accesso a nuove forze politiche), una volta raccolte le firme ci sono poi delle soglie di sbarramento altissime (il 5% per le liste che si presentano da sole, il 10% per le coalizioni) e un premio di maggioranza che rende ridicolo il concetto stesso di democrazia borghese.

L'offerta politica quindi alle prossime regionali sarà molto limitata e non andrà oltre le forze politiche che in questi ultimi anni sono state presenti in consiglio regionale. Tutte forze politiche che restano nel quadro delle compatibilità capitaliste e tutte compromesse con le politiche di austerità del governo e dell'Unione Europea.

Da questo non si discosta neanche la lista di sinistra SI Toscana - Toscana a Sinistra che candida Tommaso Fattori alla presidenza della regione. Una lista nata dal compromesso tra le forze politiche di quel che rimane della sinistra "radicale" toscana (SEL, PRC e PCdI) con qualche spruzzata dei movimenti per i beni comuni. Una lista che non mette al centro della propria attenzione la difesa degli interessi di classe dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, dei migranti, dei senza casa, ma che ci ripropone la solita novella riformista che tanti danni ha fatto in questi ultimi anni. In più le liste di Si Toscana sono infarcite di candidati che negli ultimi anni si sono distinti per il loro opportunismo politico, da una parte a parole si dichiaravano oppositori del PD e del governo Renzi, dall'altra entravano in giunte locali (comuni provincia e anche in regione) sostenendo le amministrazioni del PD. Pertanto oltre ad avere un programma assolutamente riformista e compatibile con le logiche di austerità c'è anche una pregiudiziale sull'affidabilità di molti dei personaggi candidati. Per questa lista non si può parlare neanche di socialdemocrazia, il loro orizzonte è chiuso in questa società, magari con qualche contentino per i più deboli ma senza mettere in discussione un sistema barbaro e iniquo. Inoltre bisognerebbe chiedere conto ai partiti che compongono la lista di quello che hanno approvato e condiviso insieme alla giunta Rossi in questi anni: la privatizzazione selvaggia di servizi come la distribuzione dell’acqua pubblica; il disfacimento della sanità a favore degli interessi privati, l’aumento dei ticket  per le fasce più deboli e dei lavoratori; il progetto TAV; il rigassificatore di Livorno, fermo - ma inutile e pericoloso - costato un miliardo, regalato ad IREN e E.ON tramite gli aumenti delle bollette energetiche; per non parlare dell’agibilità politica tragicamente concessa a gruppi apertamente fascisti e xenofobi come Casapound e Forza Nuova; nessuna difesa dell’occupazione.

Siamo certi, malgrado questo disastro, che in mancanza di chiari riferimenti politici in difesa dei lavoratori, molti di questi si affideranno comunque la lista in virtù del ragionamento che comunque sia si tratta del “meno peggio”. È una scelta che rispettiamo, ma la nostra prospettiva nasce dalla completa sfiducia verso questi settori che in anni di compromessi, svendite e opportunismi hanno dilapidato non solo una chiara opposizione di classe verso le scelte confindustriali del PD, ma in più hanno anche gravemente danneggiato la coscienza di classe nei territori. Dunque abbiamo deciso di non legittimare questi percorsi.


Contro l’attacco senza precedenti dei governi (sia di quello nazionale che di quelli locali) bisogna rispondere con altrettanta radicalità.

Non essendoci liste che non si sono compromesse negli anni passati e anche attualmente nelle giunte locali con i governi del PD, non essendoci liste che mettono al centro della propria attenzione la difesa intransigente dei diritti della classe lavoratrice, non vediamo nessun motivo valido per dare anche soltanto una indicazione di voto; valga la parola d’ordine che è risuonata nelle manifestazioni di tutto il mondo:

LA CRISI LA DEVONO PAGARE I CAPITALISTI,

SE NE VADANO TUTTI GOVERNINO I LAVORATORI.



Pertanto il PCL della Toscana invita al boicottaggio delle elezioni regionali.

Solo la lotta paga.



PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Coordinamento della Toscana

LA LEZIONE DELLA GRECIA: L'ILLUSIONE DEL RIFORMISMO, L'ATTUALITÀ DI UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA.

L'esperienza in corso del governo Tsipras è un punto centrale di confronto nella sinistra internazionale, innanzitutto europea. 
Quale dinamica ha sospinto il successo di Syriza? 
Qual è la natura del suo programma e il corso reale della sua politica? 
Quale possibile risposta alternativa alla catastrofe sociale della Grecia? 
Quali indicazioni trarre dall'esperienza in corso ai fini delle prospettive del movimento operaio nel nostro Paese? 


PARLEREMO DI TUTTO QUESTO CON: 

YANNIS ANGELLIS - dirigente nazionale dell'ESIEA (sindacato greco dei giornalisti) e membro della Segreteria nazionale del Partito Operaio Rivoluzionario (EEK), sezione greca del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale 

MARCO FERRANDO - portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori, sezione italiana del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale. 


LUNEDI 11 MAGGIO 
ORE 21:30 
VIA DEGLI ALFANI, 13/R FIRENZE

CHI LOTTA PER I DIRITTI NON PUO’ ESSERE PROCESSATO

Ancora una volta a Livorno il simbolo mediatico della repressione e della giustizia di Stato ricomincia la sua rappresentazione con la riapertura del processo contro le avanguardie delle lotte anticapitalistiche.
Viene colpito chi in questi anni ha organizzato una vera propria resistenza contro la violenza dei poteri forti che con la speculazione edilizia, gli sfratti, la salute sempre più precaria, la disoccupazione, i licenziamenti e lo sfruttamento selvaggio hanno reso questa città sempre più invivibile per i lavoratori e cittadini meno abbienti. La nostra consapevolezza è quella che sia sempre più necessario un fronte unico di lotta e di resistenza all’ arroganza degli apparati dello stato e degli interessi capitalistici. Di fronte a questa palese violenza che arriva persino a togliere i minimi diritti di cittadinanza ci chiediamo di quale illegalità possono essere giudicati i compagni imputati. Va rigettata questa logica. Oggi chi deve essere giudicato è solo chi sta riducendo alla fame e alla disperazione decine di famiglie. Il processo è solo contro di loro. Se ne facciano una ragione. Alla fine le lotte dei lavoratori dei precari e di chi resiste ogni giorno contro chi sfrutta, specula e devasta in nome del profitto avranno la meglio. Le lotte per i diritti non si possono processare. La lotta di classe non si può fermare.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Sezione Provinciale di Livorno

IL PD SVELA PUBBLICAMENTE IL SUO VERO VOLTO: L'ODIO PER GLI ANTIFASCISTI E I LAVORATORI

Venerdì sera 27 marzo nei locali della casa del popolo di Grassina ,dove si stava svolgendo una serata musicale con una delle band più amate dai giovani proletari toscani, al termine di un'intervento sul palco di una delegazione del "Presidio antifascista di Bagno a Ripoli" e di esponenti di "Coverciano antifascista", teso a sensibilizzare le coscienze dei giovani sul pericolo delle ideologie fasciste, xenofobe e razziste con le quali anche recentemente si è tentato di aggredire il nostro territorio, ed a inquadrare le pesantissime responsabilità della amministrazione cittadina che, non solo non le ha ostacolate, ma addirittura ha favorito la militarizzazione del territorio per consentire loro di diffondersi, una consigliera comunale del PD presente in sala ha aggredito verbalmente, passando poi a sistemi più maneschi grazie all'aiuto del proprio accompagnatore, il portavoce della nostra sezione fiorentina.

La reazione dei presenti non si è fatta attendere e i due sono stati allontanati da una folla indignata.

Tutto ciò dimostra ancora una volta che il PD è nemico di ogni sincero antifascista e che le sue politiche sono ormai dedicate a tentare di reprimere il dissenso di ogni spirito antifascista e anticapitalista ed a favorire l'arroganza dei poteri forti.
Solidarietà al nostro portavoce.

Non sarà tollerata nessun'altra provocazione o aggressione da parte di nessun servo della barbarie capitalista.

PCL SEZ. FIRENZE

ANSALDOBREDA È STATA VENDUTA. GLI OPERAI SANNO CHI RINGRAZIARE!

 
AnsaldoBreda è stata venduta al colosso giapponese Hitachi. 
Si è chiusa una vicenda che, con il tempo, ha assunto sempre più le caratteristiche di una farsa. Erano anni ormai che il destino di questa azienda e di questa storica fabbrica pistoiese appariva segnato. 
Non tanto e non solo per l’atteggiamento di distacco e di palese disinteresse che Finmeccanica (di cui il Ministero dell'Economia e delle Finanze è il maggior azionista) ha da sempre tenuto nei confronti della sua controllata AnsaldoBreda. Basta ricordare che anche i suoi vari Amministratori Delegati – Guarguaglini, Orsi, Pansa, ed ora Moretti – si sono sempre mossi ed hanno sempre operato in direzione della vendita di AnsaldoBreda. Ma piuttosto perchè questa loro azione è stata portava avanti in funzione di una strategia ben precisa, come vedremo più avanti.
Solo gli opportunisti politici e sindacali non se ne sono accorti (o hanno fatto finto di non accorgersene). Ed hanno continuato a gettar fumo negli occhi ai lavoratori e, più in generale, all’intera popolazione cercando di convincerli che con la loro azione, il loro operato, concertativamente, sarebbero riusciti a convincere la Proprietà a rinunciare alla dismissione.
Ricordiamo le rituali processioni laiche verso i palazzi delle Istituzioni locali; le Messe propiziatorie del Vescovo nei capannoni della fabbrica; le dichiarazioni altisonanti e le promesse dei politici istituzionali locali – di ogni colore –  tendenti ad assicurare la loro influente intercessione presso i Palazzi del Potere.
Fra quelle mille dichiarazioni ufficiali vogliamo segnalare quella che ci appare come la più significativa e illuminante. E cioè quella che nel 2011, il Presidente della Regione Toscana, il bersaniano (all’epoca) Enrico Rossi rilasciò a Pistoia: «…. il governo possiede la golden share di Finmeccanica e deve svolgere il suo ruolo di proprietario di Finmeccanica, predisporre il rilancio produttivo del comparto ferroviario che è un settore moderno, strategico per far ripartire l’economia sia a livello regionale che nazionale. Altro che vendita! Quindi basta con le promesse, con dichiarazioni generiche….». E inoltre: «Breda non si vende dovranno passarci sopra».
Lo stesso Rossi, ora filorenziano, ha abbandonato i toni guerreschi  e quella sbandierata intransigenza, ed ha cambiato parere sulla questione Breda. Quando si dice la coerenza!
Sull’operato dei rappresentanti della classe politica pistoiese e dei suoi vari partiti governisti  (a prescindere dal colore e dalle varie sfumature) stendiamo un velo pietoso. La loro ipocrisia e la loro pochezza (oltretutto sbandierata maldestramente anche attraverso i media) è sotto gli occhi di tutti. Parlano i fatti. E non soltanto per quanto attiene la vicenda AnsaldoBreda. Ma anche su tutte le altre questioni: la Sanità, l’Istruzione, l’Ambiente, il Trasporto Locale, ecc. ecc.
Ora, i rappresentanti delle burocrazie sindacali pistoiesi, chiedono ai nuovi padroni garanzie sull’occupazione e, più in generale, garanzie sul futuro della Breda. 
Addirittura, pateticamente, il Segretario nazionale Fiom-Cgil Rosario Rappa, chiede di «verificare la possibilità di bloccare la cessione». 
A questo si è ridotta anche la lotta sindacale.
Ma al di là di questi atteggiamenti quasi folkloristici delle varie rappresentanze politiche e sindacali, rimane realmente e drammaticamente difficile e pieno di incognite il futuro di centinaia di lavoratori. Assai di più se si considera il totale degli addetti compreso l’indotto.  A questo proposito appare ancor più drammatico il futuro dei 170 addetti al revamping dello stabilimento AnsaldoBreda di Carini che non rientra negli accordi fra Finmeccanica e Hitachi.
La questione della dismissione di AnsaldoBreda è però grave anche per un altro aspetto, che ha molto a che fare con la natura imperialistica dell’Italia.  Infatti questa operazione è parte integrante di una strategia politica di fondo ben precisa.
L’Amministratore Delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti (che, come Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato è tristemente conosciuto dagli italiani per avere completato l’opera di distruzione del Trasporto ferroviario, e ancor più tristemente ricordato dagli abitanti di Viareggio per quella strage del 2009 in cui 32 persone trovarono una morte atroce), ha chiaramente fatto intendere che AnsaldoBreda è stata sacrificata sull’altare dei profitti di una economia di guerra.
Ha dichiarato Moretti che: «la vendita del business relativo al trasporto ferroviario rappresenta una tappa importante nella realizzazione del nostro Piano Industriale che mira a focalizzare e a rafforzare il gruppo nel core business hi-tech Aerospaziale, Difesa e Sicurezza».
Dunque, nel Piano Industriale dell’Italia non c’è spazio e non sono previsti investimenti nella tecnologia civile. Largo spazio e grandi investimenti nella tecnologia di guerra. (TAV, EXPO, MOSE rientrano in un’altra tipologia di business  che comunque niente ha a che vedere con gli interessi generali ed il progresso civile). 
Questa è la classe dirigente politica della borghesia italiana. 
Ma non è una questione di uomini più o meno illuminati, più o meno consapevoli o più o meno onesti. E non è nemmeno una questione di collocazione politica più o meno di sinistra e più o meno radicale. In un sistema capitalistico, lo Stato e le sue Istituzioni (compresi i vari Partiti che vi si riconoscono), sono organici a quel sistema di potere. Le varie strategie politiche, le varie scelte e le varie leggi che ne conseguono, sono tutte funzionali al mantenimento e al consolidamento del potere della grande borghesia finanziaria e parassitaria. 
Ormai tutto questo dovrebbe apparire chiaro, tanta è l’evidenza con la quale si manifesta questo stato di cose. E dunque anche ogni riferimento a improbabili e velleitarie soluzioni di stampo riformistico, o a un generico e fumoso anticapitalismo di facciata, oggettivamente, si pone al servizio del Capitale e perciò, indirettamente, contro gli interessi di classe dei proletari.
Ecco che allora si rende sempre più urgente e necessario un radicale cambiamento nel modo di intendere la politica di alternativa e, conseguentemente, le relative forme di lotta.
Perchè il Capitalismo la conduce veramente la sua lotta di classe, usando vigliaccamente anche gli strumenti più duri. La classe operaia deve fare altrettanto mettendo in campo la sua enorme forza e tutti gli strumenti di cui può disporre e si può dotare.

Come Partito Comunista dei Lavoratori ci proponiamo come punto di riferimento per questo cambiamento e facciamo appello alla parte più cosciente e più avanzata della classe operaia per una mobilitazione orientata verso una rivolta sociale, nella prospettiva di un diverso ordinamento sociale. 


PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PISTOIA