Alle prossime elezioni regionali della
Toscana il Partito Comunista dei Lavoratori non sarà presente a causa di
una assurda e antidemocratica legge elettorale. Va raccolto un numero
esorbitante di firme per ogni circoscrizione (rendendo di fatto impossibile
l'accesso a nuove forze politiche), una volta raccolte le firme ci sono poi
delle soglie di sbarramento altissime (il 5% per le liste che si presentano da
sole, il 10% per le coalizioni) e un premio di maggioranza che rende ridicolo
il concetto stesso di democrazia borghese.
L'offerta politica quindi alle prossime
regionali sarà molto limitata e non andrà oltre le forze politiche che in
questi ultimi anni sono state presenti in consiglio regionale. Tutte forze
politiche che restano nel quadro delle compatibilità capitaliste e tutte
compromesse con le politiche di austerità del governo e dell'Unione Europea.
Da questo non si discosta neanche la
lista di sinistra SI Toscana - Toscana a Sinistra che candida Tommaso
Fattori alla presidenza della regione. Una lista nata dal compromesso tra le
forze politiche di quel che rimane della sinistra "radicale" toscana
(SEL, PRC e PCdI) con qualche spruzzata dei movimenti per i beni comuni. Una
lista che non mette al centro della propria attenzione la difesa degli
interessi di classe dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, dei migranti,
dei senza casa, ma che ci ripropone la solita novella riformista che tanti
danni ha fatto in questi ultimi anni. In più le liste di Si Toscana sono
infarcite di candidati che negli ultimi anni si sono distinti per il loro
opportunismo politico, da una parte a parole si dichiaravano oppositori del PD
e del governo Renzi, dall'altra entravano in giunte locali (comuni provincia e
anche in regione) sostenendo le amministrazioni del PD. Pertanto oltre ad avere
un programma assolutamente riformista e compatibile con le logiche di austerità
c'è anche una pregiudiziale sull'affidabilità di molti dei personaggi
candidati. Per questa lista non si può parlare neanche di socialdemocrazia, il
loro orizzonte è chiuso in questa società, magari con qualche contentino per i
più deboli ma senza mettere in discussione un sistema barbaro e iniquo. Inoltre
bisognerebbe chiedere conto ai partiti che compongono la lista Sì di
quello che hanno approvato e condiviso insieme alla giunta Rossi in questi
anni: la privatizzazione selvaggia di servizi come la distribuzione dell’acqua
pubblica; il disfacimento della sanità a favore degli interessi privati,
l’aumento dei ticket per le fasce più
deboli e dei lavoratori; il progetto TAV; il rigassificatore di Livorno, fermo
- ma inutile e pericoloso - costato un miliardo, regalato ad IREN e E.ON
tramite gli aumenti delle bollette energetiche; per non parlare dell’agibilità
politica tragicamente concessa a gruppi apertamente fascisti e xenofobi come Casapound
e Forza Nuova; nessuna difesa dell’occupazione.
Siamo certi, malgrado questo disastro,
che in mancanza di chiari riferimenti politici in difesa dei lavoratori, molti
di questi si affideranno comunque la lista Sì in virtù del ragionamento
che comunque sia si tratta del “meno peggio”. È una scelta che rispettiamo, ma
la nostra prospettiva nasce dalla completa sfiducia verso questi settori che in
anni di compromessi, svendite e opportunismi hanno dilapidato non solo una
chiara opposizione di classe verso le scelte confindustriali del PD, ma in più
hanno anche gravemente danneggiato la coscienza di classe nei territori. Dunque
abbiamo deciso di non legittimare questi percorsi.
Contro l’attacco senza precedenti dei governi (sia di quello nazionale che di quelli locali) bisogna rispondere con altrettanta radicalità.
Non essendoci liste che non si sono
compromesse negli anni passati e anche attualmente nelle giunte locali con i
governi del PD, non essendoci liste che mettono al centro della propria
attenzione la difesa intransigente dei diritti della classe lavoratrice, non
vediamo nessun motivo valido per dare anche soltanto una indicazione di voto; valga
la parola d’ordine che è risuonata nelle manifestazioni di tutto il mondo:
LA CRISI LA DEVONO PAGARE I CAPITALISTI,
SE NE VADANO
TUTTI GOVERNINO I LAVORATORI.
Pertanto il PCL della Toscana invita al
boicottaggio delle elezioni regionali.
Solo la lotta paga.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Coordinamento della Toscana