EI FU. ANSALDOBREDA NON C’È PIÙ

Dopo oltre cent’anni di storia, il glorioso stabilimento ferroviario pistoiese esaurisce la sua spinta propulsiva in un settore che l’ha visto per decenni all’avanguardia e attore protagonista in tutto il mondo. 

L’ottusità della classe politica italiana ha ritenuto non strategico il settore dei trasporti su ferro. E ha agito di conseguenza. I giapponesi di Hitachi non sono dello stesso parere, tutt’altro. E hanno pensato bene di approfittare della scempiaggine italiana per acquisire un patrimonio prezioso di conoscenze e esperienze storiche.
D’altra parte, le parole pronunciate qualche tempo fa da Moretti, AD di Finmeccanica (di cui il Ministero dell'Economia e delle Finanze è il maggior azionista), sono molto chiare e non lasciano dubbi su quale settore l’Italia ritenga più strategico: «la vendita del business relativo al trasporto ferroviario rappresenta una tappa importante nella realizzazione del nostro Piano Industriale che mira a focalizzare e a rafforzare il gruppo nel core business hi-tech Aerospaziale, Difesa e Sicurezza». Cioè una produzione orientata verso un’economia di guerra.

È però quantomeno paradossale come interessi che si potrebbero immaginare non sempre collimanti possano in questa occasione coincidere, almeno stando alle reazioni dei vari soggetti interessati. 
Si nota infatti che:

Finmeccanica è contenta perchè ha realizzato il suo obiettivo strategico. Ribadisce che: «Con la cessione del business relativo al trasporto ferroviario Finmeccanica è ora un’azienda focalizzata interamente sull’Aerospazio, Difesa e Sicurezza», commenta l’ad, Mauro Moretti, dopo il closing della cessione a Hitachi di AnsaldoBreda e della quota in Ansaldo Sts. «Ciò rappresenta - sottolinea - una tappa fondamentale nell’esecuzione del nostro piano Industriale volto a focalizzare e rafforzare il gruppo nel core business e a raggiungere i nostri obiettivi economici e finanziari».

Il governo italiano è contento  (vedi Finmeccanica).

Le istituzioni locali – rigorosamente in mano al PD – essendo contento il bonapartista Renzi, sono anch’esse contente. 
Certo, di quel Rossi Enrico che, quando era bersaniano, dichiarava nel 2011 (governo Berlusconi):
 «…. il governo possiede la golden share di Finmeccanica e deve svolgere il suo ruolo di proprietario di Finmeccanica, predisporre il rilancio produttivo del comparto ferroviario che è un settore moderno, strategico per far ripartire l’economia sia a livello regionale che nazionale. Altro che vendita! Quindi basta con le promesse, con dichiarazioni generiche….». E inoltre: «Breda non si vende dovranno passarci sopra».
che giudizio possiamo dare? Ognuno si sbizzarrisca con i termini che ritiene più adatti.

La Curia vescovile è contenta. 
Tanto la messa propiziatoria natalizia nello stabilimento non gliela impedirà nessuno.

I sindacati sono contenti. 
Come interpretare diversamente l’assenza di una seria e duratura forma di lotta, specialmente nel passato, in difesa della AnsaldoBreda intesa più come bene pubblico strategico che come proprietà pubblica di Finmeccanica. La moderazione sindacale, figlia di scelte strategiche perdenti in atto da decenni, ha portato a questo stato di passività che è stato cercato di esorcizzare con i soliti sciopericchi di poche ore diluiti nell’arco dell’intero anno.

I lavoratori sono contenti. 
Le cronache ci dicono che i loro «…applausi sono arrivati subito, non richiesti, sia per il giovane (52 anni) ingegnere venuto dall’Inghilterra che per Maurizio Manfellotto, ieri amministratore delegato di AnsaldoBreda e oggi di Hitachi Rail Italy …». Dispiace vedere e constatare come anche una minima coscienza di classe sia così lontana da essere percepita come necessaria e imprescindibile, tanto più oggi che la borghesia capitalista adopera ogni mezzo per condurre la sua lotta di classe contro il proletariato, contro i lavoratori.

I pistoiesi sono contenti. 
Come sempre, comunque e a prescindere. Che tristezza!

In tutto questo c’è però un qualcosa che non ci torna, che ci appare strano. Che ci “suona a coccio”.
Il riferimento, il paragone potrà anche apparire improprio, ma così, a naso, ci ritorna in mente l’epoca d’oro (!?) di circa una trentina d’anni fa, con il boom della Borsa a metà degli anni ottanta. (In quel periodo succedeva che erano molti di più i lavoratori che avevano in tasca “Il Sole 24 ore” che non quelli che c’avevano “L’Unità”; quel “’Unità” che, a dire il vero, già da tempo aveva perso ogni aggancio e ogni riferimento al “comunismo”, fosse pure molto annacquato e approssimato,  ma che comunque rappresentava pur sempre nell’immaginario collettivo della sinistra più o meno antagonista, un punto di riferimento quanto meno idealistico per ogni istanza di cambiamento progressista).
In quel periodo tutti investivano in Titoli i propri risparmi, tutti guadagnavano, tutti erano contenti, tutti erano felici perché convinti di aver trovato, grazie alle virtù di quel capitalismo che si erano illusi di poter padroneggiare a loro uso e consumo, il modo di far soldi o, comunque, di andare in culo al mondo. Tutti si erano illusi di essere dei rentier, di poter diventare ricchi. 
La cronaca degli anni successivi (si può dire la storia?) ci descrive un esito diverso. Sicuramente qualcuno potrà anche averci guadagnato in quell’assurda e effimera situazione. Ma certamente si è trattato di minoranze, dei soliti noti, magari più allenati a certe speculazioni, a spese della maggioranza dei novelli investitori.
Morale della favola. In questo passaggio da AnsaldoBreda (proprietà pubblica) a Hitachi (proprietà privata) non è possibile che tutti siano contenti, che tutti ci guadagnino (in senso lato). Gli interessi capitalistici faranno presto il loro ingresso anche in via Ciliegiole. E qualcuno sicuramente dovrà ingollare bocconi amari. 
Purtroppo non è difficile prevedere a chi toccherà.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PISTOIA

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