Gezi Park evacuato, Istanbul e la Turchia esplodono

Dopo giorni di esitazione e di negoziati, il governo ha alla fine deciso di evacuare Taksim, dove in migliaia si erano accampati a Gezi Park, e che in decine di migliaia hanno visitato ogni notte. La polizia ha attaccato Gezi Park ieri pomeriggio, e dopo aver sgombrato il parco con lacrimogeni e, novità, cannoni ad acqua mista a qualche sostanza chimica, poichè bruciava la pelle di chiunque sfiorasse, ha raso al suolo le tende, l'infermeria, le cucine, la libreria.
Abbattere un fuoco della resistenza significa farne nascere altri mille. Immediatamente in una serie di quartieri di Istanbul e in molte città turche, la gente è uscita spontaneamente in migliaia, talvolta in decine di migliaia, ed ha iniziato a cantare gli slogan della rivolta che dura già da 15 giorni. Lo slogan più significativo è stato quello, naturalmente, "fianco a fianco contro il fascismo" (la tradizione turca di sinistra chiama "fascista" ogni sorta di regime repressivo) e "Governo dimettiti". Muovendosi dai quartieri operai, in decine di migliaia hanno occupato le circonvallazioni alle estremità di Istanbul, nel versante asiatico e europeo. Un gruppo di circa 1000 persone ha attraversato il ponte principale sul Bosforo che collega l'Asia all'Europa. Istanbul è divenuta ora un arco di lotta e resistenza che si estende per oltre 80 km in una città di 14 milioni di abitanti. Nel centro della città, persino i quartieri di lusso sono stati teatro dei cacerolazos ( concerti di vasi e pentole) e di marce.
La strategia della polizia è stata semplicemente di proteggere Taksim ed i dintorni. Ne hanno fatto una questione d'onore per salvare la faccia il non far avvicinare i dimostranti alla piazza che è stata il luogo della contestazione negli ultimi quindici giorni. Ecco perchè hanno versato tonnellate di gas urticanti su quella folla che, come quella di cui facevamo parte, era a svariati chilometri di distanza dalla piazza e stava forzando le barricate della polizia, mentre non sono stati capaci di toccare quei folti gruppi che bloccavano il traffico nelle principali arterie e raccordi ed hanno marciato fino all'alba.
Ma anche vicino a Taksim c'era una gran folla. Ad esempio, quella di cui noi facevamo parte, ha raggiunto le decine di migliaia ad un certo punto. Ma l'aria soffocante dei lacrimogeni gettati di continuo e l'effetto dell'acqua contaminata con sostanze chimiche hanno  giocato la loro parte e nel corso delle ore molte persone se ne sono andate.
C'è stato però, ad un certo punto, un evento di grande importanza. Gezi park è stato al centro dell'attenzione mondiale durante queste due settimane, con la sua gioia di un'atmosfera di libertà e condivisione. Proprio così, poichè questa esperienza ha implicato che decine di migliaia di giovani fossero iniziati per la prima volta alla bellezza della condivisione della vita comune. Ma nel processo, il mondo e anche molti in Turchia, hanno ignorato che l'ignobile linea della polizia turca nel gestire dimostrazioni di massa stesse continuando altrove. Un esempio straordinario è stato il quartiere Gazi di Istanbul, un distretto proletario in maggioranza alevita ( gli Aleviti sono una minoranza religiosa che si contano in decine di milioni, anche se la cifra esatta è un mistero). L'ironia sta anche nei nomi dei due luoghi, Gezi e Gazi.
Il momento più importante si è verificato quando la scorsa notte la nostra folla, che si stava assottigliando, ha ricevuto il supporto di una moltitudine di gente in arrivo da Gazi, che gridava "tieni duro Taksim, Gazi sta arrivando!". Gazi finalmente ha incontrato Gezi nello stesso vortice di violenza!
In altre parti della Turchia le masse si sono riversate sulle strade appena hanno saputo  di cosa era successo a Gezi park. Ad Ankara, la capitale, Izmir, la terza principale città sulla costa dell'Egeo di fronte alla Grecia, Adana e Bursa, rispettivamente i centri delle industrie tessili e metalmeccaniche, e Antalya, il maggior centro di villeggiatura estiva del Mediterraneo, tutte queste città hanno visto folle radunarsi nelle loro piazze principali. Tuttavia, l'atteggiamento delle forze dell'ordine è stato molto diverso, spaziando dalla totale astensione dalla violenza ad Izmir ed Antalya, all'uso estremo della forza ad Adana.
Esame di coscienza nei circoli di potere
Non c'è dubbio che le alte sfere tengano incontri frenetici negli uffici di Ankara. Il Governo, i capi dell'intelligence ed i corpi di polizia stanno valutando i meriti della legge marziale o lo stato di emergenza. Parallelamente a queste consultazioni ufficiali, non vi è dubbio che le fessure della classe dirigente stiano trovando la loro strada nel vertice del potere. Una coalizione anti-Erdogan è emersa nell'alleanza tra Abdullah Gul, il presidente della repubblica con radici nell'AKP, Bular Arinc, il vice premier, un altro peso massimo dello stesso partito, e TKemal Kilicdaroglu, il capo dell'autonominata socialdemocrazia Turca, che è anche il principale kemalista, ossia il partito laico-nazionalizta. Questo partito, un beniamino di molti settori della sinistra, sta cercando di far evaporare il movimento, nonostante ipocritamente ne stia al fianco.
Erdogan ha fatto probabilmente il più grande errore della sua vita. La sua arroganza l'ha portato di nuovo a prendere una decisione imprudente. La leadership delle organizzazioni che sono state scelte dal governo come rappresentanti della rivolta era pronta a liquidare il movimento. Ma dovevano procedere con cautela perchè le truppe si sono ribellate apertamente contro la loro capitolazione. Avevano bisogno solo di un giorno per ridimensionare la comune di Taksim ed al massimo una settimana per dissolverla. Ma Erdogan ha programmato un raduno ad Istanbul per Domenica 16 giugno, in cui voleva inscenare la sua vittoria. Questo è probabilmente il fattore principale dietro la tempistica del raid della polizia a Gezi Park.
L'atteggiamento di una parte della sinistra riguardo alla continuazione o dissoluzione della comune di Gezi park è emblematico. Solo una settimana fa i rappresentanti del movimento hanno fatto una lista di richieste, molte delle quali formulazioni incredibilmente minimali di rimostranze altrimenti legittime.
Dovrebbe bastare un esempio. Di fronte alla brutalità dei metodi delle forze di polizia, incluso l'uso di truppe senza uniforme che brandivano mazze chiodate, più o meno nella stessa vena della Shabiha di Beshar Assad o il Baltadjisof Hosni Mubarak, i rappresentanti hanno solo chiesto la rimozione di alcuni pezzi grossi, come se non fosse il primo ministro responsabile di quelle politiche brutali e vergognose.
Tuttavia, nonostante le carenze, queste sette richieste iniziali si sono rivelate essere estremamente preziose se comparate a quanto alla fine le rappresentanze hanno pattuito. Erdogan ha semplicemente proposto un referendum sul futuro di Gezi Park ed un'inchiesta interna sugli abusi da parte della polizia. Visti i precedenti delle forze di polizia e delle forze armate turche nell' indagare indagare i loro crimini (dopo un anno e mezzo dal massacro di Uludere/Roboski, in cui 34 contadini curdi morirono sotto i bombardamenti aerei dell'esercito turco, non una singola persona è stata perseguita), la promessa di un'indagine interna è uno scherzo! E tuttavia le rappresentanze hanno accettato queste condizioni ed hanno deciso la resa. Questo ha dell'incredibile visto che nemmeno una delle loro richieste originali è stata garantita nonostante il movimento non abbia perso in alcun modo la sua vitalità.
Tuttavia, in tutti i forum tenuti a Gezi Park, i giovani indipendenti che formavano lo zoccolo duro della comune di Taksim, hanno giudicato le concessioni del governo come ridicole ed hanno rifiutato di muoversi. Questo ha portato la leadership ad optare per un metodo ambiguo per liquidare il movimento. Stretta tra due fuochi, la dirigenza ha dichiarato di tener duro, mentre al contrario stavano semplicemente tentando di far morire la comune.
Ma persino questa grande retorica si è rivelata troppo ribelle per Ergodan, e ne è seguita la guerra.
La rivolta è senza precedenti per l'ampiezza della sua influenza, la profondità della rabbia da cui è nata, la fiducia in se stessi ed il coraggio delle moltitudini di persone, molte delle quali con scarsa esperienza politica nel passato. Se l'affluenza e la combattività della scorsa notte continuano, sarà messo a repentaglio non solo Erdogan ma anche il futuro dell'intero regime.
Un fattore di enorme importanza è il fatto che il DISK, la confederazione più progressista dei lavoratori dell'industria, e il KESK, la tendenza più a sinistra tra le confederazioni del pubblico impiego, hanno congiuntamente proclamato uno sciopero generale ed hanno fatto appello alle loro basi di uscire in strada a protestare. Questa è una novità ed è un fatto importantissimo, ma dobbiamo ancora aspettare per vedere  fino a che punto questa promessa sarà mantenuta una volta che si arriva a Lunedì, che è quando qualsiasi tipo di sciopero sarebbe significativo.
Tutto sommato
, la rivolta turca sta entrando in una nuova fase in cui la lotta può, a determinate condizioni, prendere più distintamente il timbro della lotta di classe
. Potrebbe sfociare in una rivoluzione in qualsiasi momento. Potrebbe, comunque, anche ridursi ad un semplice movimento di protesta e scomparire gradualmente nel futuro prossimo.
Il DIP lotta contro il capitalismo
Il Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (DIP), sezione turca della CRQI, ha fatto parte del movimento sino dall'insorgere della rivolta il 31 maggio. I militanti del DIP erano tra quelli che stavano in prima fila nelle lotte contro la repressione poliziesca quel pomeriggio. Il DIP ha messo una tenda a Gezi park, ha fatto uscire cinque diversi volantini nel giro di una quindicina di giorni ed è intervenuto in tutti i dibattiti nei forum e nei frequenti incontri delle 80 organizzazioni che hanno formato la comune.
Nel corso del suo intervento, varie assi hanno definito la politica sostenuta dal DIP.
La caratterizzazione dell'esplosione come una rivolta che non mette in questione il potere, tranne che in uno slogan di richiesta di dimissioni del governo, una rivolta, tuttavia, che può facilmente essere trasformata in una rivoluzione, in certe circostanze.
Per convertire questa rivolta in rivoluzione, il DIP fa leva sul punto strategico della conversione della rivolta popolare in lotta di classe. Il collegamento tattico avanzato era il propugnare fin dal primo giorno lo sciopero generale. Il DIP ha correttamente riconosciuto la formazione di un'alleanza tra un settore più moderato dell' AKP ed il cosiddetto partito socialdemocratico, ed il loro ricorso a svariati sotterfugi per assorbire il movimento di massa. Noi abbiamo messo in guardia da questa cosa dal primo momento in cui è stata concepita.
Il DIP ha proposto un'assemblea dei rappresentanti del movimento di Gezi Park per scongiurare il pericolo di una svendita da parte delle rappresentanze selezionate dal governo.
Il DIP ha anche avanzato richieste dettagliate riguardo alla piattaforma del movimento di massa. Chiedendo naturalmente che il governo se ne andasse, ma anche di fare attenzione a non lasciare un vuoto tra questa richiesta del movimento di massa e le richieste minimali dei finti rappresentanti del movimento. In questa direzione, la caratteristica delle istanze del DIP è stata la formazione di una Commissione di Inchiesta Indipendente, autorizzata dal parlamento, per ricorrere a tutti i mezzi legali ed alla documentazione, che includesse i rappresentanti sindacali, la camera dei medici, e l'unione delle associazioni legali.
Negli ultimi giorni il DIP è stato uno dei pochi gruppi di sinistra ad opporsi alla capitolazione pianificata ma dissimulata. E' stato fatto un volantino sull'argomento, ricordando a tutti che gli alberi di Gezi Park erano solo il fattore scatenante di un movimento che realmente è nato in reazione alla repressione ed all'arroganza riservate alla gente nel suo insieme. E lo stesso movimento era di dimensioni nazionali e non poteva quindi essere confinato solo a Gezi Park. Questo volantino è stato letto dalla base indipendente ai forum ed ha ricevuto moltissimi applausi. I nostri compagni sono anche intervenuti in questi forum, chiedendo lo sciopero generale e la continuazione del movimento.
Il DIP continuerà a combattere per dare basi più solide alla rivolta e trasformarla in rivoluzione. Se la classe lavoratrice entrerà in scena con le proprie richieste e  le proprie forme di lotta, questo movimento si trasformerà rapidamente in una rivoluzione. E' quindi compito dei marxisti rivoluzionari di cercare di farne una rivoluzione permanente, sia a livello nazionale che internazionale.

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